Il Dono Nascosto: Riconoscere e Supportare i Bambini Ad Alto Potenziale

La narrazione personale di una madre di due bambini plusdotati apre uno squarcio su una realtà spesso ignorata o fraintesa: la difficoltà di condividere apertamente questa condizione. Il timore di essere percepiti come presuntuosi, di fronte a incomprensioni e banalizzazioni, spinge molti genitori al silenzio. Questo comportamento, apparentemente protettivo, si rivela in realtà una prigione, impedendo sia ai genitori di ottenere il supporto necessario, sia ai bambini di esprimere appieno la loro unicità. L'esperienza personale di questa madre, con suo figlio di sei anni che teme di mostrare la sua “diversità” a scuola, evidenzia il profondo dolore che può derivare dalla necessità di nascondere le proprie peculiarità.
Le sfide affrontate dai bambini plusdotati sono molteplici e complesse. Nonostante le loro straordinarie capacità cognitive, spesso incontrano ostacoli significativi nel sistema scolastico, che fatica a fornire stimoli adeguati, portando a noia e frustrazione invece che a crescita. Questo può manifestarsi in cali di rendimento, difficoltà di socializzazione con i coetanei a causa di interessi e linguaggi diversi, e un senso di isolamento che può sfociare in problemi emotivi come ansia, perfezionismo, bassa autostima e, nei casi più gravi, ritiro sociale. La consapevolezza di questa condizione è ancora limitata, nonostante le stime indichino che una percentuale significativa di studenti italiani potrebbe essere plusdotata. Fortunatamente, un nuovo disegno di legge in Italia rappresenta un passo fondamentale verso il riconoscimento e il supporto degli alunni ad alto potenziale cognitivo, prevedendo percorsi personalizzati e formazione per il personale scolastico, allineandosi a quanto già avviene in altri paesi europei.
In questo contesto, il ruolo delle associazioni come Arborescenza diventa cruciale. Esse offrono un luogo sicuro dove i genitori possono confrontarsi e trovare sostegno, facilitano il dialogo con le istituzioni scolastiche e creano opportunità stimolanti per i bambini. Come sottolineato dalla presidente di Arborescenza, Emilia Amodio, il silenzio, sebbene comprensibile come meccanismo di difesa, finisce per rendere invisibili i bisogni reali di questi bambini. La plusdotazione non è un difetto da celare né un privilegio da esibire, ma una caratteristica da accogliere e accompagnare. Parlarne apertamente è essenziale per costruire una rete di supporto, abbattere i pregiudizi e garantire a ogni bambino il diritto di essere visto e valorizzato nella sua interezza.
È fondamentale che la società riconosca e valorizzi la neurodiversità in tutte le sue forme. Ogni individuo possiede un potenziale unico, e abbracciare le differenze è il primo passo verso la costruzione di una comunità più inclusiva e prospera. Supportare i bambini plusdotati significa investire nel futuro, permettendo loro di sviluppare appieno le proprie capacità e di contribuire con il loro ingegno al benessere collettivo. Rompere il silenzio non è solo un atto di coraggio individuale, ma un imperativo sociale che ci spinge a creare ambienti dove ogni bambino si senta accettato, compreso e libero di fiorire, trasformando la propria “diversità” nella più grande delle forze.