Il rinomato travel creator Giovanni Arena, figura emergente nel panorama dei viaggi e fondatore di Puoy, un'iniziativa dedicata al turismo inclusivo, ha recentemente intrapreso un viaggio che lo ha condotto attraverso le remote e affascinanti terre della Mongolia Interna, in particolare al Geoparco Vulcanico di Wulanhada. Questo sito, noto per i suoi paesaggi surreali che evocano l'ambiente marziano e i suoi vulcani recentemente aperti al pubblico, prometteva di essere una tappa indimenticabile. Tuttavia, l'aspettativa di una bellezza incontaminata ha ceduto il passo a una cruda realtà, rivelando una delusione profonda. Arena ha documentato come l'attrattiva del luogo sia stata offuscata da pratiche turistiche irresponsabili, trasformando quello che doveva essere un'esperienza sublime in un amaro riscontro dei danni che il turismo non regolamentato può infliggere all'ambiente.
Il cuore della problematica risiede nell'abbandono di materiali inquinanti e nello sfruttamento di esseri viventi. Il creator ha messo in luce la pratica diffusa di acquistare fumogeni colorati, utilizzati per arricchire gli scatti fotografici, per poi essere impunemente abbandonati sul suolo vulcanico. Questi residui non solo deturpano visivamente il paesaggio, ma rappresentano una minaccia ecologica a lungo termine, rilasciando sostanze chimiche in un ecosistema già di per sé vulnerabile. A ciò si aggiunge lo sconcertante spettacolo di agnelli usati come 'accessori' per le foto, maltrattati e immobilizzati per soddisfare la brama di un'immagine 'perfetta'. Questo comportamento non solo denota una mancanza di rispetto per la fauna locale, ma solleva interrogativi etici sul ruolo del turista e sulla responsabilità degli operatori del settore.
Questa vicenda si pone come un emblematico esempio di come l'assenza di una gestione turistica consapevole possa convertire una risorsa naturale in un focolaio di degrado. Le aree naturali delicate, come i geositi vulcanici, impiegano tempi geologici per rigenerarsi e l'impatto umano, soprattutto chimico, può lasciare cicatrici indelebili per decenni. La popolarità istantanea di destinazioni 'instagrammabili', spesso promossa senza un'adeguata valutazione ambientale, conduce a un'usura accelerata del patrimonio naturale. Il grido di allarme di Arena, che si augura una trasformazione e una maggiore valorizzazione della vera ricchezza di questi luoghi, non è solo una constatazione di delusione, ma un monito. Sottolinea l'urgente necessità di un approccio più sostenibile al turismo, che privilegi la conservazione della bellezza intrinseca del pianeta rispetto al mero consumo effimero e distruttivo.
È fondamentale che la crescente consapevolezza sull'impatto ambientale e sociale del turismo si traduca in azioni concrete, incoraggiando pratiche di viaggio responsabili che tutelino la biodiversità e rispettino le culture locali. Solo così potremo garantire che le meraviglie naturali del mondo rimangano intatte per le generazioni future, promuovendo un turismo che sia fonte di arricchimento e non di distruzione.
Il settore alberghiero italiano è stato recentemente scosso da una serie di gravi attacchi informatici, che hanno portato al furto di decine di migliaia di scansioni ad alta risoluzione di carte d'identità e passaporti da alcuni dei suoi hotel più rinomati. Questi dati altamente sensibili sono stati poi messi in vendita sul dark web, sollevando serie preoccupazioni riguardo la sicurezza delle informazioni personali.
L'allarme su questa massiccia violazione dei dati è stato lanciato dall'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) il 6 agosto 2025, dopo aver riscontrato accessi non autorizzati ai server di diversi alberghi tra giugno e luglio dello stesso anno. Gli hacker, identificatisi con il nome di \"mydocs\", hanno iniziato a pubblicare pacchetti di documenti rubati su un forum frequentato nel dark web, con ulteriori rilasci l'8 e l'11 agosto, ciascuno contenente circa 17.000 documenti.
Tra le strutture ricettive più colpite figurano l'Hotel Ca' dei Conti di Venezia, una lussuosa struttura a quattro stelle, da cui sono state sottratte 38.000 immagini di documenti, messe in vendita per 20.000 euro. Altri alberghi vittima dell'attacco includono Casa Dorita a Milano Marittima (2.300 documenti), l'Hotel Regina Isabella a Ischia (30.000 scansioni) e l'Hotel Continentale a Trieste (17.000 documenti). È emerso che anche l'Hills Boutique Mallorca, un albergo a cinque stelle situato nelle Isole Baleari, è stato compromesso. I prezzi per questi lotti di dati variano notevolmente, da 800 a 10.000 euro, a seconda della quantità e della qualità delle informazioni contenute. La Polizia Postale ha prontamente avviato indagini per rintracciare i responsabili e bloccare il traffico illecito di questi dati.
Le implicazioni per le vittime di questo furto di identità sono profonde e preoccupanti. L'AgID ha evidenziato i rischi di frodi finanziarie, come l'apertura di conti bancari o la richiesta di prestiti a nome delle vittime, e la creazione di documenti falsi basati su identità reali, che potrebbero essere utilizzati per eludere i controlli. Inoltre, le informazioni rubate possono essere impiegate per tecniche di social engineering, mirando a estorcere ulteriori dati sensibili attraverso la manipolazione psicologica. Il furto d'identità digitale può avere effetti devastanti sia a livello economico che legale per gli individui coinvolti.
Il settore alberghiero ha reagito con sorpresa e preoccupazione. Daniele Minotto, vicedirettore dell'Associazione Veneziana Albergatori, ha espresso sconcerto, sottolineando come la legge vieti agli albergatori di archiviare tali file. Si ipotizza che il punto debole nella sicurezza informatica possa risiedere nella fase di trasmissione dei documenti alle questure, un obbligo imposto dalle normative antiterrorismo, durante la quale i sistemi potrebbero essere più vulnerabili. Salvatore Pisani di Confindustria Turismo Venezia ha suggerito che le strutture più piccole, meno attrezzate per affrontare minacce informatiche complesse, siano state i bersagli principali. L'associazione ha già avviato iniziative e programmi di formazione per rafforzare le difese informatiche degli albergatori.
Questo incidente sottolinea l'urgente necessità per tutte le organizzazioni che gestiscono dati sensibili, in particolare nel settore turistico, di investire significativamente nella cybersecurity. È imperativo adottare protocolli di sicurezza robusti e aggiornati, formare il personale sulle migliori pratiche di protezione dei dati e implementare sistemi di monitoraggio proattivi per rilevare e mitigare le minacce. La collaborazione tra enti pubblici, forze dell'ordine e il settore privato è fondamentale per contrastare efficacemente la crescente sofisticazione degli attacchi cyber e proteggere la privacy e la sicurezza dei cittadini. Ogni individuo, dal canto suo, dovrebbe essere più consapevole dei rischi associati alla condivisione di informazioni personali e adottare misure precauzionali per salvaguardare la propria identità digitale.
Appena dodici mesi dopo la sua solenne inaugurazione, la Stele della Pace, un'opera d'arte in pietra lavica incastonata tra le suggestive betulle dell'Etna, è stata oggetto di un incomprensibile atto vandalico. Grandi scritte realizzate con vernice spray di colore nero hanno deturpato il monumento, un tempo lucido e simbolo di speranza. Il Rotary Club Passport Mediterranee District 2110, ente promotore di questa scultura orientata verso il Mediterraneo, concepita per rappresentare l'unione tra le genti, ha espresso profondo disappunto per l'incidente.
Pochi giorni prima dell'atto vandalico, a fine luglio, si era svolta una marcia dedicata alla pace, culminata proprio presso la Stele, capolavoro dell'artista Nicola Dell'Erba. Tuttavia, durante un'escursione il sabato successivo, alcuni membri di un altro club hanno constatato con amarezza il grave sfregio, segnalando immediatamente l'accaduto alle autorità competenti.
Giuseppe Rossi, presidente del Rotary Club Passport Mediterranee District 2110, ha sottolineato il significato intrinseco del monumento: «Questo monumento vuole simboleggiare un contatto tra le coste estreme dell’Europa e le coste del continente Africa. Noi siamo per la pace positiva, quella che rende benessere e bellezza, quella che fa incontrare i popoli e determina prosperità sociale, quella che risolve i conflitti con la diplomazia e il buon senso». Il club ha già avviato le procedure per presentare una denuncia formale.
Non è ancora chiaro quali saranno i tempi e le modalità per la pulizia e il restauro della Stele della Pace. Nonostante ciò, i promotori dell'iniziativa non intendono arrendersi. I membri del club hanno riaffermato il loro impegno: «Ci impegneremo ancora a ripristinare il nostro monumento, impegnando il nostro tempo e le nostre risorse economiche – concludono i membri del club – auspicando che le foto che avrete certamente fatto e starete diffondendo nei vostri canali, possano aver soddisfatto la vostra energia che altrimenti potreste canalizzare in maniera eticamente, moralmente e socialmente più proficua».