Un grave incendio di vaste proporzioni ha interessato una zona boschiva nei pressi di Seulo, nella provincia di Nuoro, ponendo sotto grave minaccia diverse costruzioni abitative. L'origine delle fiamme rimane sconosciuta, ma la loro rapida diffusione, iniziata nel primo pomeriggio, ha permesso loro di raggiungere pericolosamente il centro abitato. Questo scenario ha reso necessaria una pronta risposta da parte delle autorità competenti.
Per contrastare l'avanzata del fuoco, sono stati impiegati quattro elicotteri dalla flotta aerea regionale, tra cui un potente Super Puma, decollati dalle basi operative di S. Cosimo, Sorgono e Fenosu. Parallelamente, sul terreno, un cospicuo numero di operatori, inclusi membri del Corpo Forestale, dei Vigili del Fuoco, del personale di Forestas e della Protezione Civile, sta lavorando incessantemente. L'obiettivo primario è quello di arginare il rogo attraverso lanci d'acqua mirati, impedendo che le fiamme si estendano ulteriormente verso un canale, un'altra area boschiva limitrofa e altre residenze. Nonostante la gravità della situazione, il primo cittadino, in costante contatto con la Protezione Civile, non ha ritenuto opportuno disporre evacuazioni al momento.
Questo evento evidenzia la forza della natura e la resilienza delle comunità di fronte alle avversità. La prontezza dell'intervento e la collaborazione tra le diverse forze di soccorso sono testimonianza di un impegno congiunto per la protezione del territorio e dei suoi abitanti. Affrontare simili sfide con unità e determinazione ci permette di superare i momenti difficili e di guardare al futuro con rinnovata speranza e fiducia nella capacità umana di prevalere.
La Società Stretto di Messina ha categoricamente smentito le recenti asserzioni dell'Onorevole Bonelli riguardo una presunta \"convenzione da 250 mila euro\" stipulata con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). La società ha invece ribadito la solida e duratura collaborazione con l'INGV e il Contraente Generale, partnership che proseguirà attivamente anche nella fase di sviluppo della progettazione esecutiva dell'opera. Questo conferma un impegno congiunto verso la massima sicurezza e affidabilità del progetto.
Il comunicato della Società Stretto di Messina ha anche precisato le informazioni tecniche relative alla resistenza sismica del ponte, confutando le dichiarazioni del Professor Doglioni. È stato chiarito che il progetto del ponte prevede accelerazioni massime superiori a 1,5 g, considerate al limite di integrità strutturale, e non 0,58 g come erroneamente affermato. Documenti ufficiali sul sito della Società mostrano un confronto tra lo spettro di progetto dell'opera e gli spettri registrati durante terremoti storici come quelli dell'Aquila e di Amatrice, evidenziando come le accelerazioni di progetto superino significativamente quelle reali per le frequenze rilevanti per la struttura del ponte. Queste evidenze rendono infondate le preoccupazioni espresse.
Per quanto concerne gli aspetti geologici e sismici, il progetto definitivo del ponte è supportato da oltre 300 elaborati geologici, frutto di una vasta e aggiornata documentazione a diverse scale grafiche. Questa documentazione è stata realizzata attraverso circa 400 indagini specifiche, che includono sondaggi geologici, geotecnici e sismici. Tutte le faglie presenti nell'area dello Stretto di Messina sono state identificate, catalogate e sono costantemente monitorate, comprese quelle situate sul versante calabrese. La progettazione ha garantito che i punti di contatto della struttura con il terreno siano stati posizionati evitando accuratamente le faglie attive, sulla base di approfonditi studi geosismotettonici.
Juneau, la capitale dell'Alaska, si trova ad affrontare una situazione di emergenza imminente, con la minaccia di un'inondazione record dovuta al deflusso di acque piovane e neve sciolta da un bacino trattenuto dal ghiacciaio Mendenhall. Le autorità hanno emesso avvisi e avviato evacuazioni per i residenti nelle aree a rischio, mentre l'acqua ha già iniziato a fuoriuscire dalla diga di ghiaccio. Questa situazione eccezionale, che ha visto le inondazioni intensificarsi negli ultimi anni, evidenzia la crescente vulnerabilità della regione ai cambiamenti climatici e la necessità di adottare misure di protezione a lungo termine per salvaguardare la popolazione e le infrastrutture.
Il ghiacciaio Mendenhall, situato a circa 19 chilometri da Juneau, città di 30.000 abitanti e rinomata meta turistica, è il fulcro di questa crisi. Le case situate nella periferia della città, in prossimità del Lago Mendenhall e del Fiume Mendenhall, sono particolarmente esposte al rischio. Il Servizio Meteorologico Nazionale (NWS) ha annunciato che l'apice dell'inondazione è previsto tra le 8:00 e mezzogiorno ora locale, confermando che si tratterà di un evento senza precedenti in termini di portata e impatto.
Questa problematica delle inondazioni è divenuta una ricorrenza annuale a Juneau a partire dal 2011, causando danni significativi a numerose abitazioni. La causa principale risiede nel ritiro di un ghiacciaio minore adiacente al Mendenhall, fenomeno attribuito al riscaldamento globale. Questo ritiro ha generato un bacino che si riempie di acqua ogni primavera ed estate. Una volta raggiunta una pressione critica, l'acqua trova la sua via sotto o attorno alla barriera di ghiaccio formata dal Mendenhall, confluendo nel Lago Mendenhall e successivamente nel Fiume Mendenhall. Il livello dell'acqua ha registrato aumenti rapidi, raggiungendo fino a 1,22 metri al giorno in condizioni meteorologiche favorevoli.
Gli anni 2023 e 2024 hanno già visto Juneau affrontare inondazioni storiche, con il fiume Mendenhall che ha toccato un picco di 4,9 metri lo scorso agosto, superando il precedente record di 30 centimetri. Per l'anno in corso, le previsioni indicano che l'acqua potrebbe raggiungere tra 4,96 e 5,12 metri. L'anno scorso, quasi 300 proprietà sono state danneggiate. Secondo l'Università dell'Alaska Sudorientale e l'Alaska Climate Adaptation Science Center, un'inondazione di grandi dimensioni può rilasciare circa 15 miliardi di galloni d'acqua, una quantità equivalente a quasi 23.000 piscine olimpioniche. Durante l'alluvione dello scorso anno, la portata del Mendenhall era pari a circa la metà di quella delle Cascate del Niagara.
In risposta a queste preoccupazioni, le autorità cittadine, in collaborazione con enti statali, federali e tribali, hanno implementato un argine temporaneo lungo circa 4 chilometri della sponda del fiume. Questo argine, composto da 10.000 barriere 'Hesco', mira a proteggere oltre 460 proprietà da un evento di inondazione di 5,5 metri, come dichiarato dal responsabile delle emergenze, Ryan O'Shaughnessy. Parallelamente, il Corpo degli Ingegneri dell'Esercito degli Stati Uniti ha avviato un lungo studio per valutare soluzioni più stabili, come la costruzione di un argine permanente, un processo che ha però suscitato impazienza tra i residenti.
Le inondazioni continueranno a rappresentare una sfida per la comunità finché il ghiacciaio Mendenhall fungerà da diga naturale per il bacino. Secondo le stime dei ricercatori universitari e del centro scientifico, questa condizione potrebbe perdurare per altri 25-60 anni, sottolineando la necessità di pianificazioni a lungo termine e strategie di adattamento continuo per la resilienza della regione.