Zone Urbane Ardenti: La Mappatura dei Quartieri più Caldi Rivela Disuguaglianze Sociali

Le città italiane stanno affrontando un aumento preoccupante delle temperature, che non colpisce tutti in egual misura. Una recente indagine ha portato alla luce la crescente disparità termica tra i diversi quartieri urbani, introducendo il concetto di 'povertà da raffrescamento'. Questa nuova forma di disuguaglianza sociale, dove alcune aree della città diventano insostenibilmente calde a causa della mancanza di infrastrutture verdi e materiali edilizi adeguati, sta emergendo come una sfida cruciale per la vivibilità urbana.
Dettagli dell'Indagine sulle Temperature Urbane
L'inchiesta di cittadinanza scientifica, intitolata “Che Caldo Che Fa! Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste”, è stata promossa da Legambiente con il contributo di Banco dell’Energia. Tra la fine di giugno e la fine di luglio 2025, i ricercatori hanno analizzato dieci quartieri in cinque grandi città italiane: Roma, Napoli, Bologna, Milano e Palermo. Queste località, seppur diverse per caratteristiche urbanistiche e composizione sociale, condividono la problematica delle intense ondate di calore.
I volontari, equipaggiati con termocamere e termoigrometri, hanno effettuato 171 termografie e analizzato oltre 500 superfici. I risultati sono stati allarmanti: la temperatura media dell'aria registrata è stata di 35,4°C, con un picco di 43°C a Secondigliano, Napoli. Tuttavia, è la temperatura superficiale a destare maggiore preoccupazione, con una media di 45,6°C e picchi che hanno raggiunto in media i 75,5°C. Il valore più elevato è stato rilevato su un tappetino di gomma in un parco giochi nel quartiere Argonne a Milano, dove la temperatura ha toccato l'incredibile cifra di 85,4°C. Anche a Bologna, nel quartiere Barca, una pavimentazione in mattonatura ha raggiunto i 63,7°C.
Questi dati evidenziano come il calore assorbito dalle superfici influenzi direttamente la temperatura percepita e contribuisca al fenomeno delle 'notti tropicali', rendendo difficile il riposo e il recupero dallo stress termico. La ricerca ha scientificamente dimostrato l'importanza fondamentale delle aree ombreggiate: un'area giochi esposta al sole può raggiungere i 70,9°C, mentre la stessa zona ombreggiata si mantiene a circa 35°C, con una differenza di quasi 36 gradi. Similmente, l'asfalto scende da 55,2°C a 31,2°C se ombreggiato, e la carrozzeria delle auto da 68,2°C a 37,5°C. Queste differenze sono decisive per la qualità della vita negli spazi pubblici.
La 'povertà da raffrescamento' non è solo una questione ambientale, ma una profonda disparità sociale. I quartieri più vulnerabili, spesso caratterizzati da alta densità abitativa, scarsità di aree verdi e l'uso di materiali che assorbono calore, espongono maggiormente i loro residenti alle ondate di calore. La presenza di viali alberati, fontane e parchi diventa un fattore discriminante tra un quartiere che offre un rifugio e uno che si trasforma in una 'trappola di calore'.
Per affrontare questa emergenza, Legambiente ha proposto quattro soluzioni concrete: adottare piani di adattamento climatico integrati con gli strumenti urbanistici per aumentare le infrastrutture verdi e blu; aggiornare i regolamenti edilizi per promuovere materiali permeabili e riflettenti; creare 'rifugi climatici' comunitari nei quartieri, sfruttando spazi pubblici come cortili scolastici; e adottare un approccio intersezionale per identificare le aree più vulnerabili, incrociando i dati sulle isole di calore con gli indicatori socioeconomici. L'obiettivo è rigenerare le città in chiave di adattamento climatico, garantendo a tutti il diritto a un ambiente urbano più fresco e sostenibile.
Questa indagine ci spinge a riflettere sulla crescente urgenza di ripensare le nostre città. Non si tratta più solo di affrontare il cambiamento climatico a livello globale, ma di agire localmente, quartiere per quartiere. La "povertà da raffrescamento" evidenzia una profonda ingiustizia sociale, dove i più vulnerabili sono anche i più esposti agli effetti deleteri del calore estremo. È fondamentale che le amministrazioni urbane e i cittadini collaborino per creare spazi più vivibili e giusti, dove l'ombra e il verde non siano un lusso, ma un diritto accessibile a tutti. Solo così potremo costruire città resilienti e inclusive, capaci di affrontare le sfide climatiche future.