Il massiccio ghiacciaio dell'Adamello, il più vasto d'Italia, continua a mostrare segni preoccupanti di ritiro, con una drastica regressione di 127 metri nel 2024. Questo dato, il più critico registrato negli ultimi anni, si inserisce in un trend allarmante, con arretramenti di 114 metri nel 2022 e 90 metri nel 2021. La perdita di massa glaciale, sebbene meno severa rispetto al picco del 2022, conferma un'agonia silenziosa che richiede interventi immediati. Di fronte a questa emergenza ambientale, un'ampia coalizione di organizzazioni e attivisti ha promosso un'iniziativa simbolica, chiedendo a gran voce una governance europea per la salvaguardia dei ghiacciai.
Lo scorso 4 agosto 2025, un'azione di sensibilizzazione senza precedenti ha avuto luogo tra le vette dell'Adamello. Centinaia di persone, provenienti da diverse nazioni europee, hanno formato una catena umana in alta quota, srotolando un imponente striscione con le linee guida del \"Manifesto europeo per la governance dei ghiacciai\". Questa iniziativa, promossa da Legambiente in collaborazione con il CAI, la Fondazione Glaciologica Italiana, CIPRA Italia e oltre 80 altre entità tra cui AGRAP, Mountain Wilderness e WWF Italia, ha voluto sottolineare l'urgenza di un approccio unitario alla protezione della criosfera alpina.
Il Manifesto delinea otto punti chiave per affrontare questa crisi: la creazione di un sistema europeo di monitoraggio, l'istituzione di una rete multidisciplinare di esperti per la Governance Europea dei Ghiacciai (EGG), l'implementazione di politiche condivise per l'adattamento e la mitigazione degli impatti climatici, la valorizzazione degli strumenti internazionali esistenti, una protezione attiva dei ghiacciai, collaborazioni rafforzate con istituzioni accademiche e centri di ricerca, lo sviluppo di piattaforme di confronto tra le diverse regioni e la condivisione di buone pratiche tra i Paesi europei. L'obiettivo primario è spingere l'Europa verso una strategia congiunta e immediata per difendere i suoi giganti di ghiaccio, riconoscendo che nessuna nazione può affrontare da sola questa sfida globale.
Questa mobilitazione ha segnato l'inizio della sesta edizione della \"Carovana dei Ghiacciai\", un'iniziativa di Legambiente che si svolgerà dal 17 agosto al 2 settembre 2025. Il percorso toccherà cinque tappe cruciali attraverso le Alpi, includendo il Ghiacciaio Aletsch in Svizzera, il Ghiacciaio della Ventina in Lombardia, l'area di Ortles-Cevedale in Alto Adige, la Zugspitze in Germania e i ghiacciai della Bessanese e Ciamarella in Piemonte. Ogni tappa sarà dedicata all'approfondimento di temi critici come lo scioglimento glaciale, l'aumento degli eventi meteorologici estremi, il fenomeno dell'overtourism, l'adattamento climatico, la tutela della biodiversità e la promozione della sostenibilità. La campagna sarà arricchita dalla proiezione di un documentario sull'agonia dei ghiacciai alpini e dalla partecipazione di figure di spicco come la giornalista Milena Boccadoro, il gruppo musicale Eugenio in Via Di Gioia e la scrittrice Loredana Lipperini, che contribuiranno a diffondere un messaggio di consapevolezza e urgenza.
La grave regressione del ghiacciaio dell'Adamello e la mobilitazione di Legambiente e di numerose altre organizzazioni evidenziano una realtà inequivocabile: l'emergenza climatica è qui, tangibile e impellente. Dal punto di vista di un osservatore attento, emerge una chiara lezione: la protezione del nostro ambiente non può più essere demandata a singole iniziative o a sforzi frammentati. La crisi dei ghiacciai alpini è un campanello d'allarme globale che richiede un'azione coordinata e ambiziosa a livello europeo e internazionale. La \"Carovana dei Ghiacciai\" non è solo un viaggio fisico tra le montagne, ma un percorso metaforico che ci invita a riflettere sul nostro impatto sul pianeta e sulla responsabilità collettiva di salvaguardare questi tesori naturali. Solo attraverso un impegno congiunto, basato su scienza, consapevolezza e volontà politica, potremo sperare di rallentare, se non invertire, il drammatico processo di scioglimento che minaccia i nostri 'giganti bianchi' e, con essi, l'equilibrio del nostro ecosistema.
Una singolare e lodevole iniziativa ha animato di recente il litorale di Bari, trasformando un semplice momento di socialità estiva in un concreto gesto di responsabilità ambientale. L'evento, promosso da un'organizzazione non-profit, ha offerto ai partecipanti la possibilità di godere di bevande rinfrescanti in cambio della raccolta di mozziconi di sigaretta e altri detriti. Questa proposta innovativa ha non solo stimolato la pulizia della spiaggia, ma ha anche elevato la consapevolezza sui danni causati dall'inquinamento, dimostrando come piccole azioni collettive possano generare un impatto significativo sulla tutela del nostro patrimonio naturale.
L'evento, denominato 'La spiaggia non è un posacenere', si è tenuto il 31 luglio sulla spiaggia di Pane e Pomodoro. Preceduto da un colloquio informale, dove cittadini e volontari hanno discusso l'impatto ecologico dei mozziconi di sigaretta, spesso sottovalutato nonostante la loro capacità di inquinare centinaia di litri d'acqua. Tra gli oratori, il biologo Davide Santacroce ha illustrato le ripercussioni delle microplastiche sulla fisiologia umana. L'iniziativa non si è limitata alla teoria, ma ha incentivato la partecipazione attiva. In un'ora, più di 40 volontari registrati, oltre a numerosi spontanei, hanno bonificato l'area, raccogliendo oltre tre chilogrammi di mozziconi e nove chilogrammi di altri rifiuti, prevalentemente plastica. Il coordinamento delle operazioni è stato curato dai referenti locali Silvana Mitolo, Fabio Leli e lo stesso Santacroce. L'azione ha visto la collaborazione di attività commerciali, come The Raw Bus e BarProject Academy, che hanno fornito le consumazioni in cambio dei sacchi di rifiuti.
La filosofia alla base di questa proposta era chiara: gratificare l'impegno civico. Coloro che consegnavano un contenitore colmo di mozziconi ricevevano in omaggio una bibita (analcolica o birra) oppure un oggetto promozionale dell'organizzazione. Questo approccio ha dimostrato che la partecipazione attiva nella conservazione ambientale può essere un'esperienza gratificante e condivisa, andando oltre il mero dovere civico per diventare un momento di convivialità e sensibilizzazione.
Il successo di questo evento, patrocinato dal Comune di Bari e apprezzato dall'assessore all'Ambiente Pietro Petruzzelli, segna l'inizio di una serie di appuntamenti pianificati fino a settembre. L'ambizione è quella di radicare una consuetudine positiva, trasformando le aree costiere in spazi comuni da preservare con cura. L'obiettivo ultimo è rendere questa tipologia di incontro un modello replicabile, estendendone l'eco ben oltre i confini baresi, e magari, farlo diventare un appuntamento fisso per l'estate.
Questa iniziativa, che ha unito divertimento e responsabilità ecologica, ha dimostrato che la pulizia delle spiagge può diventare un'attività coinvolgente e produttiva. L'obiettivo è quello di promuovere un cambiamento duraturo nelle abitudini, trasformando l'impegno per l'ambiente in un valore condiviso e celebrato, non solo nella città pugliese, ma come esempio virtuoso a livello nazionale.
Nelle aree costiere e insulari, dove la disponibilità di acqua dolce è spesso limitata nonostante l'abbondanza di mare, emerge una soluzione ingegnosa e accessibile. Si tratta di un dispositivo che, sfruttando la semplicità dei materiali e l'energia naturale, promette di trasformare l'acqua salata in risorsa potabile. Questa innovazione, concepita da un giovane talento, dimostra come approcci a basso contenuto tecnologico possano fornire risposte significative a problemi globali complessi, aprendo nuove prospettive per la gestione delle risorse idriche.
Questo progetto non è solo un esempio di creatività e ingegno, ma anche un modello di sostenibilità e collaborazione locale. L'idea di un dissalatore che non richiede energia elettrica o infrastrutture complesse rappresenta un passo avanti verso l'autonomia idrica per le comunità più vulnerabili. L'integrazione di saperi artigianali e tecniche moderne nella sua produzione sottolinea l'importanza di valorizzare le risorse e le competenze territoriali, creando un circolo virtuoso che unisce innovazione, impatto sociale ed economico.
In una regione caraibica con abbondanza di mare ma scarsità di acqua dolce, uno studente francese ha sviluppato un ingegnoso purificatore d'acqua in terracotta. Questo dispositivo trasforma efficacemente l'acqua salata in acqua potabile, operando autonomamente senza ricorrere all'elettricità o a complicate tecnologie. La sua concezione è basata sull'uso di materiali facilmente reperibili in loco, offrendo una risposta pratica e sostenibile alle problematiche di approvvigionamento idrico. L'idea, definita a basso contenuto tecnologico, è sorprendentemente efficace e promette di fare una reale differenza per le comunità bisognose.
Il sistema si avvale di due contenitori in ceramica refrattaria e un coperchio conico. Per funzionare, è sufficiente riempire il primo contenitore con acqua di mare e esporlo a una fonte di calore naturale, come il sole. L'acqua evapora, separandosi da sale e impurità, mentre il vapore si condensa sul coperchio, raccogliendosi come acqua potabile nel secondo recipiente. Questo processo, che simula un distillatore solare, genera acqua pura a costi minimi. Il prototipo iniziale da un litro è stato poi replicato su vasta scala tramite stampaggio semi-industriale, coinvolgendo artigiani locali e promuovendo l'economia circolare. Il progetto, già riconosciuto e finalista per premi prestigiosi, si propone come modello per affrontare le crisi idriche globali, in particolare in aree isolate o colpite da emergenze.
L'idea del purificatore d'acqua in terracotta, denominata World Wide Water, ha conquistato non solo il favore delle giurie in concorsi di innovazione, ma ha anche attirato l'attenzione di numerosi investitori. Il progetto ha ricevuto una sovvenzione significativa per l'innovazione sostenibile e ha già raccolto oltre 100.000 euro in finanziamenti. Questi successi testimoniano la validità e il potenziale impatto della soluzione proposta, che si distingue per la sua semplicità e la sua capacità di rispondere a un bisogno primario con mezzi accessibili.
Il creatore di questa invenzione sta ora cercando collaborazioni per migliorare ulteriormente gli aspetti tecnici e commerciali del dispositivo, con l'obiettivo di distribuirlo su larga scala, specialmente nelle regioni dove la carenza idrica è più acuta. Paesi come l'India, che affrontano gravi crisi idriche, hanno già espresso un concreto interesse. L'essenza di questa innovazione risiede nella sua accessibilità: non richiede tecnologie complesse, solo l'energia solare, l'acqua del mare e la terracotta, rendendola una soluzione ideale per contesti con risorse limitate o in situazioni di emergenza. Questa visione si sta trasformando rapidamente da concetto a realtà tangibile.