Il Ponte sullo Stretto di Messina: Un Progetto Ambizioso tra Speranze e Controversie

Il progetto per la costruzione di un collegamento stabile sullo Stretto di Messina, dopo anni di discussioni e rinvii, ha ricevuto l'approvazione finale. Questa iniziativa, che mira a realizzare una delle più grandi opere infrastrutturali a campata unica a livello globale, solleva tuttavia numerose preoccupazioni. Le criticità spaziano dalla complessità geologica e sismica dell'area, ai potenziali impatti ecologici, fino alle implicazioni finanziarie e logistiche che potrebbero influire sul futuro delle regioni meridionali d'Italia. Mentre il governo ne esalta la valenza strategica, molte associazioni ambientaliste e comitati locali evidenziano i rischi e l'elevato costo, mettendo in discussione la sua reale efficacia e sostenibilità.
Il 6 agosto 2025, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile ha dato il via libera definitivo al Ponte sullo Stretto di Messina. L'avvio dei lavori è fissato tra settembre e ottobre, con l'obiettivo di completare l'infrastruttura entro il 2033. Questa struttura, caratterizzata da una campata unica di 3.300 metri, torri alte 399 metri, sei corsie stradali e due binari ferroviari, rappresenterebbe un primato mondiale. Il costo previsto si aggira intorno ai 13,5 miliardi di euro, finanziati in gran parte con fondi pubblici. Nonostante le promesse di un collegamento rapido tra le due sponde, stimato in 10 minuti per le auto e 15 per i treni, e un impatto positivo sul PIL, le sfide tecniche e ambientali sono considerevoli.
Il comitato scientifico ministeriale ha evidenziato diverse problematiche critiche, tra cui la resistenza al vento in un'area notoriamente soggetta a correnti intense, la complessa sismicità della zona con faglie attive e la vicinanza al vulcano sottomarino Marsili, e la necessità di aggiornare le analisi microsismiche. Sono state sollevate anche perplessità sulla combinazione dei carichi dinamici di traffico e vento, e sulla qualità dei materiali, in particolare l'uso di acciai innovativi. Solo una volta affrontati questi aspetti, si potrà parlare di un'opera realmente sicura e pronta ad operare in un contesto così impegnativo.
Le organizzazioni ambientaliste come Greenpeace, WWF, Legambiente e Lipu hanno espresso profonde riserve, sottolineando i potenziali danni irreversibili agli ecosistemi locali. Si teme la perdita di biodiversità, la frammentazione degli habitat costieri e marini e la compromissione degli ambienti naturali. La Valutazione di Incidenza Ambientale, approvata con deroghe basate su presunti motivi di interesse pubblico, ha generato numerosi ricorsi, evidenziando la gravità delle preoccupazioni. Inoltre, l'utilizzo di fondi di Coesione e Sviluppo, originariamente destinati a ridurre le disparità nel Sud Italia, per finanziare l'opera, è stato oggetto di forti critiche, sollevando interrogativi sulla priorità degli investimenti e sulla trasparenza delle decisioni.
Dal punto di vista economico, la stima di 13,5 miliardi di euro potrebbe essere sottostimata, con previsioni che indicano un potenziale aumento dei costi. È stato anche notato che l'affidamento del progetto al consorzio Eurolink è avvenuto senza una nuova gara d'appalto, riattivando un contratto risalente al 2005, e che in caso di interruzione del progetto, è prevista una penale significativa di 1,5 miliardi di euro. Esperti e comitati civici hanno proposto soluzioni alternative, come l'ammodernamento delle flotte di traghetti ecologici e delle infrastrutture portuali esistenti. Queste opzioni, molto meno costose e potenzialmente più adatte alle esigenze di mobilità locale, non hanno finora ricevuto l'attenzione che meritano nel dibattito pubblico.
Un ulteriore punto di disaccordo riguarda l'altezza del ponte (70-72 metri). Alcuni specialisti del settore logistico e marittimo, come Luigi Merlo di Federlogistica, hanno espresso il timore che questa altezza sia insufficiente per consentire il passaggio di una percentuale significativa delle moderne navi portacontainer e da crociera. Ciò potrebbe compromettere la competitività del porto di Gioia Tauro, un'infrastruttura cruciale per il commercio marittimo, rendendo il ponte un ostacolo anziché un facilitatore per il traffico navale.
Nonostante le dichiarazioni governative che lo definiscono un'opera strategica per l'intera nazione, il Ponte sullo Stretto continua a essere un simbolo di divisione. Molti comitati civici, ricercatori e associazioni lo considerano un'impresa ad alto rischio, dai costi esorbitanti e con benefici ancora da dimostrare. La discussione, che coinvolge la Sicilia e la Calabria, è tutt'altro che conclusa, e la vera prova del progetto arriverà solo con l'inizio dei lavori, quando dovrà affrontare le sfide della costruzione e dimostrare la sua resilienza di fronte alle forze naturali e alle perplessità che ancora lo circondano.