Violenza Sessuale e Riproduttiva nel Tigray: Un Orrore Silenzioso che Distrugge le Donne Etiopi







Le recenti scoperte sul conflitto nella regione del Tigray, in Etiopia, hanno portato alla luce una sconvolgente realtà: la violenza sessuale e riproduttiva viene sistematicamente impiegata come arma di guerra. Un nuovo studio approfondito, condotto da Physicians for Human Rights (PHR) e dall'Organizzazione per la Giustizia e la Responsabilità nel Corno d'Africa (OJAH), rivela l'entità di tali atrocità, documentando casi di stupri di gruppo, gravidanze imposte e la diffusione deliberata di malattie. L'obiettivo sembra essere quello di compromettere irrimediabilmente la capacità riproduttiva delle donne tigrine, perpetrando un crimine contro l'umanità di cui si parla troppo poco. La situazione è ulteriormente aggravata dal collasso delle infrastrutture sanitarie, rendendo quasi impossibile l'accesso alle cure per le vittime.
Il conflitto nel Tigray, iniziato nel novembre 2020, ha visto contrapporsi il governo etiope e il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray (TPLF), con il coinvolgimento di forze militari eritree e di varie milizie etno-regionali. Questo conflitto ha radici profonde, risalenti al 2018, quando il TPLF rifiutò la proposta del Primo Ministro Abiy di creare un partito unico a livello nazionale. Le tensioni si acuirono con il rinvio delle elezioni nazionali dovuto alla pandemia di COVID-19, che portò il TPLF a indire elezioni regionali autonome. La reazione del governo fu drastica: le elezioni furono dichiarate illegali e i finanziamenti al Tigray furono interrotti, spingendo la regione verso un isolamento che culminò nello scoppio del conflitto il 4 novembre 2020. Ad oggi, questa guerra è considerata una delle più sanguinose del XXI secolo, con oltre 600.000 vittime e decine di migliaia di persone colpite da violenze sessuali.
Il rapporto congiunto di PHR e OJAH, intitolato 'Non sarai mai in grado di partorire: Violenza sessuale e riproduttiva legata al conflitto in Etiopia', ha esaminato 515 cartelle cliniche e condotto centinaia di interviste con operatori sanitari e membri della comunità. Le prove raccolte confermano la presenza di crimini contro l'umanità, in particolare contro donne e ragazze, inclusi atti di gravidanza forzata. Un'impressionante testimonianza narra di una donna sopravvissuta a uno stupro nel Tigray orientale, il cui corpo fu brutalmente manipolato per impedirle di avere figli, con l'inserimento di oggetti estranei nell'utero e un messaggio scritto a mano che dichiarava: 'Faremo in modo che le donne del Tigray non possano avere figli'. Le violenze sono state perpetrate principalmente da membri dell'esercito eritreo, che all'epoca sosteneva il governo etiope.
Le testimonianze raccolte rivelano una brutalità inaudita. Un operatore sanitario del Tigray ha raccontato di donne stuprate di fronte ai propri familiari, con conseguenze traumatiche devastanti. Storie come quella di una madre costretta a subire abusi sessuali dopo che lei e la sua bambina di cinque anni erano state colpite a morte per il suo rifiuto di separarsi dalla figlia, evidenziano la depravazione degli aggressori. Molte vittime, una volta riuscite a raggiungere le strutture sanitarie, hanno trovato ambienti privi delle risorse più elementari, senza medicine o attrezzature adeguate, soprattutto nelle aree più remote. La situazione è stata ulteriormente aggravata dai tagli ai finanziamenti internazionali destinati all'assistenza alle vittime di violenza sessuale, rendendo a pagamento servizi precedentemente gratuiti e bloccando forniture mediche essenziali.
Il rapporto evidenzia anche casi di violenza sessuale nelle regioni di Amhara e Afar, dove, nonostante la limitata raccolta dati, emergono atrocità che costituiscono crimini di guerra e contro l'umanità. Alcuni aggressori in queste aree hanno persino rivendicato di agire per vendetta per crimini commessi nel Tigray. Gli autori del rapporto sottolineano che l'impunità dei responsabili porta alla normalizzazione della violenza, al silenzio delle vittime e a una pace effimera. Chiedono con urgenza alla comunità internazionale di garantire una documentazione indipendente dei crimini, percorsi di giustizia credibili e meccanismi di responsabilità. Tuttavia, la speranza per un cambiamento significativo sul campo rimane tenue. Un operatore sanitario del Tigray conclude amaramente che la vera giustizia non si limita all'incarcerazione dei colpevoli, ma include riconciliazione, riabilitazione e ricostruzione, processi che, senza un intervento internazionale serio, non sembrano all'orizzonte per queste donne.