Extinction Rebellion e Fridays For Future bloccano il Salone dell'Auto di Torino: annullata la sfilata delle Super Car e critiche alle istituzioni










Attivisti di Extinction Rebellion e Fridays For Future, supportati da altre realtà ecologiste torinesi, hanno inscenato una vibrante protesta al Salone dell'Auto di Torino. L'azione, guidata dallo slogan \"Dai SUV ai carri armati: blocchiamo tutto\", ha interrotto l'evento per l'intero pomeriggio. La manifestazione ha avuto come conseguenza l'annullamento della prevista sfilata delle Super Car, che avrebbe dovuto attraversare piazza Castello per giungere al Duomo, a causa del timore di ulteriori contestazioni. I partecipanti hanno esposto striscioni e cartelli che denunciavano l'inquinamento, la disuguaglianza sociale e la presunta complicità di alcune aziende espositrici con le operazioni militari israeliane. La giornata di protesta si è conclusa con l'intervento delle forze dell'ordine, che hanno fermato un corteo diretto all'aeroporto di Caselle, utilizzando lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti.
Extinction Rebellion Contesta il Salone dell'Auto: L'Impatto Ambientale e le Connessioni con il Conflitto Israelo-Palestinese a Torino
Le attiviste del movimento ecologista Extinction Rebellion hanno dichiarato che questo è il quarto anno consecutivo in cui le strade e le piazze storiche di Torino vengono utilizzate per esporre e far sfilare veicoli altamente inquinanti e costosi. Inoltre, è stato evidenziato che l'edizione attuale del Salone ospita aziende accusate di trarre profitto dalle operazioni militari israeliane nei territori palestinesi. Una delle portavoci ha definito la situazione uno \"sfregio\" per Torino, una delle città più inquinate d'Italia, dove i lavoratori del settore automobilistico affrontano licenziamenti e cassa integrazione. Ha inoltre sottolineato l'immoralità di un tale evento di fronte alla drammatica situazione a Gaza. La protesta rientra in una più ampia ondata di azioni, con lo slogan \"blocchiamo tutto\", che nelle scorse settimane ha visto blocchi di autostrade, stazioni, porti ed eventi in numerose città italiane. L'obiettivo è chiedere lo stop alla fornitura di armi italiane a Israele e la protezione della Global Sumud Flotilla, impegnata in una missione umanitaria. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, firmato dalla relatrice speciale per i territori palestinesi, Francesca Albanese, alcune aziende presenti al Salone, come Allianz e Hyundai, avrebbero tratto profitto dalle operazioni militari israeliane. Hyundai Heavy Industries, la divisione del gruppo che produce macchinari pesanti, avrebbe fornito escavatori utilizzati per la demolizione di edifici a Gaza e nei territori occupati, mentre Allianz avrebbe investito in aziende della difesa coinvolte nel conflitto. La protesta si estende anche al modello stesso rappresentato dal Salone dell'Auto. Molti dei veicoli esposti sono modelli di lusso, prodotti di altissimo livello e con costi elevatissimi, accessibili solo a una minima parte della popolazione. Le attiviste hanno criticato la surrealità di un tale evento a Torino, una città afflitta da inquinamento, disuguaglianze, licenziamenti e cassa integrazione, denunciando il supporto istituzionale a un'iniziativa così controversa. Torino è, infatti, una delle città più inquinate d'Europa, con una grossa percentuale di inquinamento attribuibile al traffico veicolare. Contemporaneamente, il trasporto pubblico locale è prossimo al collasso, con una carenza di 23 milioni di euro per coprire le esigenze del settore, costringendo i cittadini a utilizzare l'auto. Il settore automobilistico nazionale, di cui Torino è storicamente un centro nevralgico, è in declino da diversi anni, con il rinnovo della cassa integrazione per 2.300 dipendenti Stellantis e il licenziamento di altri 600 solo a settembre. La protesta ha quindi voluto sottolineare la necessità che il Governo cambi rotta, cessando l'invio di armi a Israele e investendo in una reale transizione ecologica, equa, giusta e radicale.
Questo evento evidenzia la crescente interconnessione tra le tematiche ambientali, sociali e geopolitiche. La scelta di protestare al Salone dell'Auto non è stata casuale, mirando a colpire un simbolo di lusso e un'industria spesso accusata di contribuire all'inquinamento e alle disuguaglianze. L'azione di Extinction Rebellion e Fridays For Future solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità sociale delle aziende e delle istituzioni, specialmente in un contesto di crisi climatica e conflitti internazionali. L'appello a una transizione ecologica \"equa, giusta e radicale\" risuona come un monito per la politica, invitandola a riconsiderare le proprie priorità e a intraprendere azioni concrete per un futuro più sostenibile e inclusivo.