Un evento di grande risonanza ha scosso l'opinione pubblica italiana e internazionale, riaprendo il dibattito sulla gestione della fauna selvatica e la coesistenza tra uomo e natura. Per la prima volta in mezzo secolo, un lupo è stato legalmente abbattuto in Italia, un fatto che solleva interrogativi cruciali sulla protezione delle specie selvatiche e l'efficacia delle misure preventive. Questo episodio, avvenuto nel suggestivo scenario alpino dell'Alto Adige, rappresenta un precedente significativo che potrebbe influenzare le future politiche di conservazione e gestione dei grandi carnivori sul territorio nazionale ed europeo.
Dettagli dell'Evento e Reazioni
Nella notte tra l'11 e il 12 agosto, a un'altitudine di 2800 metri, tra le cime maestose dell'Alta Val Venosta, il Corpo forestale provinciale ha abbattuto un lupo maschio di circa 45 chilogrammi. L'azione è stata autorizzata dalla Provincia autonoma di Bolzano, un provvedimento storico poiché si tratta del primo abbattimento legale di un lupo in Italia da ben cinquant'anni, ovvero da quando questa specie era stata posta sotto rigorosa protezione. La decisione provinciale, firmata il 30 luglio dal presidente Arno Kompatscher, mirava a risolvere i problemi causati dagli attacchi ripetuti al bestiame. Secondo i dati forniti dalle autorità provinciali, tra maggio e luglio, l'area aveva registrato 31 episodi di predazione, un numero che, sebbene inferiore ai 42 dell'anno precedente, ha portato alla scelta di intervenire con l'abbattimento di due esemplari ritenuti responsabili.
Il percorso legale che ha portato a questa decisione non è stato privo di ostacoli. Inizialmente, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) aveva sospeso l'ordine di abbattimento. Tuttavia, successivamente, il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta della Provincia, supportato da pareri favorevoli sia dall'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che dall'Osservatorio faunistico provinciale. Questa serie di eventi ha condotto all'esecuzione, che secondo Kompatscher, rappresenta \"una base per la regolamentazione dei lupi pericolosi, ovvero di un presupposto importante per la prosecuzione a lungo termine del tradizionale allevamento alpino\".
Le reazioni del mondo animalista sono state immediate e veementi. Associazioni di spicco come LAV, ENPA, LNDC e \"Io non ho paura del lupo\" hanno contestato duramente la decisione, sostenendo che le condizioni legali per l'abbattimento non fossero state rispettate. Hanno argomentato che le misure di prevenzione adottate nella zona fossero \"scarse e insufficienti\", evidenziando come gli episodi di predazione si siano verificati in assenza di recinzioni adeguate o dell'impiego di cani da guardiania, ma solo con l'uso di cani da conduzione. Massimo Vitturi, responsabile LAV per gli Animali Selvatici, ha dichiarato che \"Se solo fossero stati utilizzati a dovere i sistemi di prevenzione, il lupo si sarebbe potuto salvare\", annunciando l'intenzione di denunciare la Provincia di Bolzano per uccisione di animale. \"Io non ho paura del lupo\" ha ribadito che l'abbattimento è consentito solo se i metodi alternativi si sono dimostrati inefficaci e se non si compromette lo stato di conservazione della specie, concludendo che si è preferita \"la via più rapida e irreversibile, senza affrontare le cause reali del conflitto\". D'altra parte, l'assessore provinciale all'Agricoltura, Luis Walcher, ha reiterato la sua posizione, affermando che \"in Alto Adige il lupo è diventato sempre più una minaccia per il tradizionale allevamento alpino e, in alcuni casi, per la sicurezza pubblica\".
Questo episodio si inserisce in un contesto di crescente polarizzazione del dibattito sui grandi carnivori, specialmente nelle regioni alpine, dove l'impatto sugli allevamenti non protetti è più evidente. Mentre per la Provincia di Bolzano l'abbattimento mirato è una misura necessaria per salvaguardare l'economia montana, per le associazioni ambientaliste si tratta di un'azione affrettata che non risolve il problema alla radice e rischia di spianare la strada a interventi più frequenti. La questione è destinata a intrecciarsi con le modifiche alla direttiva europea e con i futuri decreti ministeriali che ridefiniranno il livello di protezione del lupo in Italia.
Questo incidente sottolinea l'urgente necessità di un approccio più olistico e sostenibile alla gestione della fauna selvatica. La protezione delle specie come il lupo non può prescindere da una strategia integrata che includa non solo la conservazione, ma anche un efficace sostegno agli allevatori e l'implementazione di adeguate misure preventive. È fondamentale che tutte le parti interessate – istituzioni, agricoltori e associazioni ambientaliste – collaborino per trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza delle comunità locali e la salvaguardia della biodiversità. L'evento dell'Alto Adige deve servire da monito e da stimolo per ripensare le politiche di convivenza, privilegiando la prevenzione e la ricerca di equilibri duraturi piuttosto che soluzioni estreme e irreversibili.