Il dibattito parlamentare sulla legge che regola l'attività venatoria in Italia si è infiammato, con un disegno di legge proposto che minaccia di stravolgere l'attuale quadro normativo. Questo tentativo di liberalizzazione è visto da molti come un grave pericolo per la conservazione della fauna selvatica e per l'ambiente, innescando una reazione vigorosa da parte delle forze politiche di opposizione e della società civile. L'iniziativa di una legge di iniziativa popolare per abolire completamente la caccia sta guadagnando terreno, dimostrando un crescente desiderio di cambiamento in materia di protezione animale.
La controversia legislativa che coinvolge il disegno di legge 1552, promosso da esponenti governativi e parlamentari, ha generato una vasta mobilitazione. L'obiettivo dichiarato di questa proposta è la revisione della legge sulla caccia del 1992, ma i suoi contenuti hanno provocato una reazione forte, con migliaia di emendamenti presentati dalle forze di opposizione nel tentativo di ostacolarne l'approvazione. Contemporaneamente, un'ampia coalizione di organizzazioni per la protezione animale ha lanciato una raccolta firme per una proposta di legge che miri a un divieto totale della caccia sul territorio nazionale.
Il progetto di legge 1552, attualmente in discussione al Senato, rappresenta un momento critico per la tutela degli animali e degli ecosistemi in Italia. Questa iniziativa, supportata da diverse figure politiche di spicco, mira a modificare in profondità le disposizioni della legge 157/1992, scatenando una ferma opposizione da parte delle organizzazioni ambientaliste e di numerosi partiti politici. Questi ultimi hanno depositato un numero massiccio di emendamenti, percependo la proposta come un tentativo di deregolamentazione eccessiva e dannosa per la fauna selvatica.
Le criticità evidenziate dalle associazioni di protezione animale sono molteplici e riguardano aspetti fondamentali. Tra le preoccupazioni maggiori vi sono la possibilità di consentire l'attività venatoria anche durante i periodi cruciali di migrazione e riproduzione degli uccelli, il ripristino di pratiche già condannate a livello europeo come l'uso indiscriminato di richiami vivi, e la diminuzione dell'influenza scientifica dell'ISPRA, l'organismo tecnico-scientifico del Ministero dell'Ambiente. Inoltre, si teme una riduzione delle aree protette in alcune regioni, la possibilità di caccia nelle foreste demaniali con conseguenti rischi per la sicurezza pubblica e l'equiparazione delle licenze di caccia straniere senza adeguati controlli. Per le associazioni, questa proposta rappresenta una violazione dei principi costituzionali di tutela ambientale e degli accordi europei sulla biodiversità, mettendo a rischio un patrimonio naturale prezioso che dovrebbe essere salvaguardato piuttosto che sfruttato.
Di fronte alla minaccia rappresentata dalla proposta di legge sulla caccia, la società civile ha risposto con una straordinaria mobilitazione. Diverse tra le principali organizzazioni per i diritti degli animali hanno unito le forze per promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare, il cui obiettivo finale è l'abolizione completa dell'attività venatoria in Italia. Questa iniziativa sta riscuotendo un successo significativo, con un numero di firme già raccolte che testimonia un ampio consenso popolare verso la protezione della fauna selvatica.
La campagna di raccolta firme, che ha quasi raggiunto la quota necessaria per presentare la proposta in Parlamento, è il segno tangibile di un desiderio collettivo di progresso in materia di diritti animali e salvaguardia ambientale. Le associazioni promotrici sottolineano come l'eliminazione della caccia rappresenterebbe un passo decisivo verso una società più civile, in grado di garantire maggiore sicurezza per gli animali e per i cittadini, e di manifestare un profondo rispetto per la natura. Questa battaglia non si limita al confronto parlamentare, ma si estende alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica, chiamando ciascuno a contribuire per plasmare un futuro in cui la convivenza con la fauna selvatica sia basata sul rispetto e sulla protezione, e non sullo sfruttamento. La vasta partecipazione alla petizione è un chiaro segnale che il paese è pronto per un cambiamento radicale in questa direzione.
Il Giappone piange la perdita di Earth, l'unica orca maschio del paese, deceduto all'età di 16 anni. La sua intera esistenza si è svolta all'interno delle vasche degli acquari, un'esistenza ben lontana da quella che la sua specie condurrebbe in natura. Il decesso è avvenuto il 3 agosto presso l'Acquario Pubblico del Porto di Nagoya, struttura che lo ospitava dal 2015. La sua dipartita non solo lascia un vuoto significativo nell'ambiente marino del parco, ma riaccende con vigore il dibattito sulle condizioni di vita e sul benessere di questi imponenti mammiferi marini in cattività.
Secondo quanto rivelato dall'acquario, Earth aveva manifestato i primi segnali di malessere già dal 31 luglio, rifiutando il cibo e mostrando un'evidente letargia. Nonostante il trasferimento in una vasca medica dedicata alle cure e alle analisi approfondite, le sue condizioni sono peggiorate rapidamente. Gli addestratori hanno descritto un animale "non responsivo", che trascorreva lunghi periodi sul fondo della piscina, emergendo solo per respirare. Il decesso è stato constatato alle 12:26 del 3 agosto, e le cause sono tuttora oggetto di un'indagine approfondita.
Nato il 13 ottobre 2008 al Kamogawa Sea World dall'orca Lovey e dal padre Oscar, Earth non ha mai avuto l'opportunità di esplorare le vastità dell'oceano. La sua storia è un susseguirsi di trasferimenti e legami familiari che sono stati formati e recisi secondo le logiche imposte dalla cattività. Separato dalla madre nel 2012, fu successivamente trasferito nel 2015 a Nagoya, dove si ricongiunse con la nonna Stella e strinse un forte legame con la giovane zia Lynn. Le loro esibizioni sincronizzate divennero un'attrazione, ma la loro famiglia era frammentata, le cui dinamiche erano interamente dettate dall'intervento umano. Nel marzo 2024, la nonna Stella era stata a sua volta trasferita al Kobe Suma Sea World.
Con la morte di Earth, Lynn, la sua compagna di vasca e nipote di Stella, rimane ora sola. Questo isolamento è motivo di grande preoccupazione, considerando la natura estremamente sociale delle orche. In natura, questi animali vivono in gruppi familiari stabili, noti come "pod", essenziali per la caccia, la socializzazione e il loro benessere psicologico. Il futuro di Lynn è avvolto nell'incertezza: l'acquario di Nagoya potrebbe decidere di introdurre un'altra orca, trasferirla altrove o, in ultima istanza, lasciarla in solitudine.
La scomparsa di Earth riporta prepotentemente all'attenzione dati allarmanti sulla cattività delle orche. A livello mondiale, si stima che circa 55 esemplari siano detenuti in acquari, con oltre la metà concentrati tra Cina e Giappone. Nel paese del Sol Levante, a fine 2024, gli esemplari in cattività erano sette, distribuiti in tre strutture. Ora ne rimangono sei. La vita in cattività impone un prezzo elevato a questi predatori marini. Una delle manifestazioni più evidenti è il collasso della pinna dorsale, una condizione che affligge l'80-90% dei maschi in cattività, ma che è raramente osservata in natura. A ciò si aggiungono comportamenti legati allo stress, come il nuoto ripetitivo, l'autolesionismo e l'aggressività. L'aspettativa di vita è drasticamente ridotta: se in natura un maschio può vivere fino a 50-60 anni, in cattività la media si aggira intorno ai 30. Earth aveva solo 16 anni. La sua morte prematura è un triste e inequivocabile richiamo alle complesse questioni etiche e biologiche che circondano la detenzione di animali così intelligenti e complessi.
Nelle prime ore del mattino, tra le 4 e le 5, una scatola contenente sette cuccioli di cane neonati, insieme a una ciotola e del latte, è stata rinvenuta priva di vita all'ingresso di un supermercato Coop.fi di Montevarchi. Gli animali, di appena cinque giorni di vita, si trovavano in una situazione estremamente vulnerabile, privi della madre e incapaci di nutrirsi autonomamente, con un rischio elevatissimo di non sopravvivere.
Grazie all'allarme lanciato da alcuni passanti, i volontari dell'ENPA di San Giovanni Valdarno sono giunti tempestivamente sul luogo dell'abbandono. I cuccioli sono stati immediatamente presi in carico, trasportati d'urgenza presso una struttura veterinaria per le prime cure e successivamente affidati a una balia specializzata, che sta ora provvedendo al loro allattamento e alle cure necessarie.
Nonostante le telecamere di sorveglianza della zona non abbiano ripreso il punto esatto dell'abbandono, i Carabinieri hanno avviato un'indagine approfondita per identificare il responsabile di questo gesto crudele. L'ENPA ha lanciato un accorato appello alla cittadinanza, invitando chiunque abbia informazioni utili a contattare l'associazione in forma privata, sottolineando come ogni piccolo dettaglio possa fare la differenza nell'identificazione del colpevole.
I volontari dell'ENPA evidenziano che la vera emergenza non è solo repressiva, ma soprattutto culturale. Rilevano come, nonostante ci si trovi nel 2025, si continuino a registrare episodi di abbandono, frutto di ignoranza e della mancata pratica della sterilizzazione. Sottolineano l'importanza di controlli più rigorosi, ma soprattutto di una maggiore prevenzione attraverso la sensibilizzazione e l'educazione al rispetto degli animali.
I cuccioli, ora al sicuro e in via di recupero, saranno resi disponibili per l'adozione una volta che saranno stati svezzati e avranno raggiunto una buona condizione di salute. Nel frattempo, l'associazione invita tutti a condividere l'appello non solo per supportare le indagini, ma anche per diffondere un messaggio di rispetto e responsabilità verso gli animali, promuovendo una cultura in cui l'abbandono sia solo un triste ricordo del passato.