La gestione dei cinghiali a Torino: un dibattito tra abbattimento e soluzioni etiche

Il dibattito sulla gestione della popolazione di cinghiali a Torino si intensifica, con le autorità locali che optano per un piano di abbattimento mirato, mentre l'Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) promuove soluzioni meno invasive e più sostenibili. Questa contrapposizione evidenzia una sfida culturale e scientifica sulla convivenza tra l'uomo e la fauna selvatica. L'efficacia delle misure letali viene messa in discussione, proponendo invece un approccio basato sulla prevenzione e sul controllo della fertilità.
La scelta di eliminare gli animali, secondo l'ENPA, non solo è inefficace nel lungo termine, ma può anche peggiorare la situazione, alterando gli equilibri naturali e sociali della specie. Si sottolinea l'importanza di considerare strategie che non ricorrano alla violenza, ma che mirino a una coesistenza pacifica e a una gestione etica della fauna, in linea con le pratiche adottate in altri paesi europei.
L'approccio controverso dell'abbattimento e le sue conseguenze
A Torino Mirafiori, la Città Metropolitana ha intrapreso un piano di contenimento della popolazione di cinghiali attraverso abbattimenti mirati, eseguiti nelle ore serali e notturne da guardie selezionate, con l'obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini. Questa decisione, però, ha sollevato forti critiche da parte di Annamaria Procacci dell'Ente Nazionale Protezione Animali, la quale, in un'intervista al Corriere.it, ha fermamente espresso la sua posizione contraria, definendo tale scelta come una strategia controproducente che non porta a una risoluzione duratura del problema.
La Procacci ha evidenziato che l'eliminazione degli animali, scientificamente provato, stimola una maggiore capacità riproduttiva nelle specie sopravvissute, creando un circolo vizioso in cui il problema si ripresenta con maggiore intensità. Inoltre, ha sottolineato che l'abbattimento altera profondamente la struttura sociale matriarcale dei cinghiali: l'eliminazione delle femmine dominanti disperde i giovani, i quali, privati della guida, possono causare danni ancora maggiori all'agricoltura e all'ambiente. Questo approccio è percepito come una "spirale di morte" che, oltre a non ristabilire l'equilibrio ecologico, ignora il ruolo dei predatori naturali come i lupi, anch'essi minacciati da piani di abbattimento, contribuendo a un disequilibrio complessivo dell'ecosistema.
Strategie alternative per una convivenza sostenibile
In alternativa all'approccio letale, Annamaria Procacci dell'ENPA ha proposto una serie di soluzioni non cruente e più sostenibili per la gestione della fauna selvatica. Queste includono la pulizia regolare del sottobosco e delle aree picnic per ridurre la disponibilità di cibo e la sensibilizzazione dei cittadini affinché non lascino rifiuti che possano attirare gli animali. Sono stati anche introdotti cassonetti anti-intrusione e barriere metalliche rinforzate lungo il Sangone per limitare il movimento degli ungulati, insieme all'utilizzo di cannoncini a salve come deterrente non dannoso.
L'ENPA promuove con forza l'adozione del Gonacon, un vaccino anticoncezionale già impiegato con successo in diversi Paesi europei per controllare la fertilità della fauna selvatica. Questo metodo, insieme ad altri sistemi di contenimento meno invasivi, è considerato dall'associazione non solo più etico, ma anche più efficace e meno costoso nel lungo periodo. L'organizzazione sottolinea che la gestione della fauna non è solo una questione tecnica, ma un vero e proprio banco di prova culturale. Secondo la Procacci, il ricorso alle armi rappresenta il fallimento delle politiche di convivenza e non riflette il sentire dell'opinione pubblica, che nella maggior parte dei casi è contraria a tali pratiche, spesso comunicate solo dopo che le decisioni sono state prese.