Il 13 agosto 2025, alle ore 20:39 locali, un terremoto di magnitudo 4.7 ha scosso le Isole del Dodecaneso, un arcipelago greco situato nel Mar Egeo. L'epicentro di questa scossa è stato individuato con precisione a 51 chilometri a sud della località di Kéfalos, sull'isola di Kos. La posizione geografica esatta del sisma, in una regione nota per la sua attività tettonica, suggerisce una costante dinamicità geologica nell'area.
Un aspetto cruciale di questo evento è stata la profondità dell'ipocentro, stimata a 109,7 chilometri. Questa profondità insolita ha giocato un ruolo fondamentale nel mitigare l'intensità della scossa avvertita in superficie. Generalmente, sismi più profondi tendono a dissipare l'energia in un volume maggiore di roccia prima di raggiungere la superficie, riducendo così la loro forza percepita e i potenziali danni. Le informazioni raccolte dai servizi sismologici hanno confermato che la profondità ha notevolmente attenuato l'impatto, trasformando una scossa altrimenti significativa in un evento meno preoccupante per gli abitanti e le strutture.
Le acque antistanti Lido Adriano, in provincia di Ravenna, sono teatro di una complessa e serrata operazione di ricerca: un subacqueo di cinquant'anni, parte di un gruppo di appassionati, non è riemerso dopo un'immersione esplorativa nelle vicinanze del celebre relitto della piattaforma del Paguro. L'allarme è stato lanciato prontamente dai suoi compagni di immersione, innescando una vasta mobilitazione delle forze di soccorso marittimo e aereo. L'impegno congiunto di diverse unità specializzate sottolinea la gravità della situazione e la determinazione nel localizzare l'uomo.
Nella mattinata, al largo della suggestiva costa di Lido Adriano, un episodio di grande apprensione ha scosso la comunità: un subacqueo di cinquant'anni, impegnato in un'immersione ricreativa presso l'area del relitto della piattaforma del Paguro, non ha fatto ritorno in superficie, mettendo in allarme i suoi compagni di avventura. La risposta è stata immediata e decisiva. Le manovre di ricerca sono state prontamente coordinate dalla Guardia Costiera regionale di Ravenna, che ha dispiegato un'impressionante rete di mezzi e personale. Dalle vicine basi di Cesenatico e Rimini, unità navali veloci hanno solcato le onde, mentre gli elicotteri dell'Aeronautica Militare e dei Vigili del Fuoco hanno sorvolato incessantemente l'area, offrendo una prospettiva aerea essenziale. Contemporaneamente, squadre specializzate di sommozzatori, provenienti sia dai Vigili del Fuoco che dalla Guardia di Finanza, si sono immerse nelle profondità marine. Con meticolosa attenzione, stanno scandagliando ogni sezione interna del relitto, un labirinto sottomarino che richiede estrema perizia e cautela. Le condizioni meteorologiche e marine, seppur non proibitive, aggiungono un ulteriore livello di complessità a queste delicate e urgenti operazioni.
Questo incidente ci rammenta l'importanza cruciale della sicurezza nelle attività subacquee e l'imprevedibilità del mare, anche per i più esperti. Sottolinea inoltre l'eroismo e la dedizione incessante delle squadre di soccorso, pronte a intervenire con rapidità ed efficacia in situazioni di emergenza. La speranza è che la professionalità e l'impegno profuso possano portare a un esito positivo, riconsegnando l'uomo all'affetto dei suoi cari.
Una recente ricerca, le cui scoperte sono state illustrate sulla rivista Nature, presenta un'inedita categoria di apparecchi volanti che impiegano la fotoforesi. Questo fenomeno, in cui la luce riscalda particelle sospese nell'aria generando una forza, permette ai dispositivi di mantenersi a quote elevate senza la necessità di carburante tradizionale. Benjamin Schafer e i suoi collaboratori, responsabili di questa innovazione, prefigurano una radicale trasformazione nel monitoraggio del clima terrestre e nell'esplorazione di Marte, grazie a una notevole riduzione di volume, peso e consumo energetico rispetto ai veicoli spaziali e alle sonde finora utilizzati.
La fotoforesi, fenomeno noto sin dal XIX secolo, descrive il movimento di particelle immerse in un gas o liquido sotto l'effetto del riscaldamento luminoso. Nelle regioni più elevate dell'atmosfera terrestre, dove l'aria è estremamente rarefatta, le forze fotoforetiche possono generare una spinta sufficiente a mantenere in volo oggetti di piccole dimensioni. Fino ad oggi, la ricerca si era focalizzata principalmente su materiali di estrema leggerezza e piccolezza, limitando l'applicazione di questo principio a dispositivi di grandezza pratica. La nuova ricerca ha superato queste limitazioni, aprendo la strada a sviluppi concreti.
Il gruppo di ricerca ha concepito e realizzato una struttura volante inedita, composta da due membrane sottili, perforate e unite da supporti verticali minuti. Attraverso simulazioni computerizzate ed esperimenti di laboratorio, hanno sviluppato un disco di un centimetro di diametro in grado di levitare grazie alla luce solare a elevate altitudini. Un modello più grande, di tre centimetri, potrebbe sostenere un carico utile di dieci milligrammi, sufficienti per un sistema di comunicazione compatto con antenna radiofrequenza, cella solare e circuiti integrati, operante a 75 chilometri di altezza durante il giorno.
Il potenziale di questi dispositivi si estende ben oltre la Terra. Considerando i costi elevati del trasporto spaziale verso Marte, che superano i 100.000 dollari per chilogrammo, l'adozione di dispositivi basati sulla fotoforesi potrebbe ridurre drasticamente le dimensioni e i costi in confronto ai satelliti marziani convenzionali. Tali dispositivi sarebbero in grado di svolgere funzioni di rilevamento e comunicazione con requisiti di spazio, peso e energia significativamente inferiori, aprendo la strada a missioni su Marte più accessibili e produttive.
Nonostante le promettenti applicazioni, esistono ancora ostacoli tecnici da superare. I dispositivi devono possedere la robustezza necessaria per affrontare le sollecitazioni del trasporto, del dispiegamento e del volo. È inoltre fondamentale migliorare la capacità di mantenere l'orientamento in volo e di assicurare una comunicazione a lunga distanza, poiché il recupero dei dispositivi non è fattibile. Le proiezioni future includono l'integrazione di sistemi di navigazione, l'aumento della capacità di carico utile e l'estensione della durata operativa, con la possibilità di espandere le missioni su vasta scala. Questa innovativa visione di volo senza propellente segna un progresso significativo verso un futuro più sostenibile e accessibile sia per l'esplorazione spaziale che per il monitoraggio ambientale.