Da oltre vent'anni, una tartaruga alligatore è costretta a vivere in condizioni inaccettabili all'interno di un acquario nella città di Alushta, in Crimea. Nonostante la sua specie possa raggiungere dimensioni considerevoli in natura, superando i due metri di lunghezza e i 90 chilogrammi di peso, questo esemplare è confinato in una vasca di soli 1200 litri, uno spazio estremamente limitato che compromette gravemente il suo benessere.
Per porre fine a questa situazione, è stata lanciata una petizione sulla piattaforma Change.org. L'iniziativa, promossa da Shara Browning, cittadina britannica, chiede il trasferimento dell'animale in un santuario o un centro di riabilitazione specializzato, dove possa finalmente godere di condizioni di vita appropriate e ritrovare una parvenza di libertà. La mobilitazione internazionale ha già raccolto migliaia di sottoscrizioni, con un forte sentimento di indignazione espresso dai partecipanti, che definiscono la situazione \"disumana\" e \"crudele\".
Tuttavia, gli organizzatori della campagna avvertono sui pericoli di una pressione mediatica eccessiva. Precedenti casi in altre nazioni dell'Europa orientale hanno mostrato come l'attenzione pubblica possa talvolta portare alla scomparsa o, peggio, alla soppressione degli animali coinvolti, al fine di evitare scandali. Pertanto, l'appello è alla prudenza e alla collaborazione con le autorità locali e le associazioni per la protezione degli animali, come VITA, affinché si possa trovare una soluzione sicura e duratura per la tartaruga, garantendole un futuro migliore fatto di spazio, acqua pulita e dignità.
Questo caso non è solo la storia di un singolo animale, ma un monito potente sull'importanza di tutelare tutti gli esseri viventi e sulla necessità di una riflessione etica sul loro ruolo negli acquari e nei parchi marini, promuovendo un approccio più compassionevole e giusto.
Talvolta, durante le operazioni di pesca, si possono fare incontri inaspettati che vanno ben oltre il semplice pescato. È ciò che è accaduto a Brad Myslinski, capitano della nave da pesca Sophia & Emma, nelle acque di Salem, Massachusetts. Lo scorso luglio, tra i comuni astici americani (Homarus americanus) di colorazione bruno-verdastra, ha individuato un esemplare dalla corazza di un sorprendente blu elettrico. Gli esperti della Northeastern University stimano che la probabilità di un simile ritrovamento sia di circa uno su due milioni, rendendo questa creatura una vera rarità.
Di fronte a questa straordinaria scoperta, il pescatore ha riconosciuto l'importanza di preservare un tale esemplare marino. Ha così organizzato il trasferimento dell'astice, tramite un insegnante di scienze locale, al Marine Science Center della Northeastern University, a Nahant. Accolto con entusiasmo dagli studenti durante un programma estivo, il crostaceo è stato chiamato Nettuno, un nome che richiama le divinità marine, perfettamente adeguato per un essere che sembra incarnare i colori profondi dell'oceano. La sua peculiare colorazione blu brillante non deriva dalla dieta o dall'ambiente, ma è il risultato di una specifica mutazione genetica. Questa anomalia porta a una sovrapproduzione di una proteina che, interagendo con un pigmento rosso chiamato astaxantina, forma un complesso blu denominato crustacianina. Questo impedisce l'espressione di altri pigmenti, rivelando solo il blu, già presente in minima parte in tutte le aragoste. Varianti genetiche simili possono, in casi ancora più rari, produrre esemplari gialli, a macchie, albini o bicolori, come quelli dalle delicate sfumature "zucchero filato".
Oggi, Nettuno gode di una nuova esistenza in un ambiente protetto, sebbene non in natura. Si tratta di un maschio di circa sette anni, del peso di quasi due chilogrammi, in perfetta salute. Dimora in una vasta vasca tattile del centro, un habitat controllato e sicuro che condivide con ricci di mare, granchi e piccoli pesci. Per garantirgli tranquillità, dispone di nascondigli e rocce, riproducendo il suo ambiente naturale. La sua alimentazione si basa su cozze e si è ambientato senza difficoltà. L'ecologa Neida Villanueva ha confermato a Smithsonian Magazine il suo ottimo adattamento. Protetta dai pericoli della pesca e delle malattie, la vita di Nettuno potrebbe essere molto lunga, considerando che gli astici americani possono vivere fino a 70-80 anni. La storia di Nettuno, pur eccezionale, non è isolata; nello stesso periodo, un altro pescatore del Massachusetts ha catturato un astice blu più giovane e piccolo, anch'esso donato alla School for Marine Science & Technology dell'Università del Massachusetts a Dartmouth, dimostrando una crescente consapevolezza verso la conservazione marina.
Il surriscaldamento globale sta alterando gli ecosistemi marini, favorendo la comparsa nel Mediterraneo di specie solitamente confinate in altre aree geografiche. Tra queste, la Carabella Portoghese (Physalia physalis), un organismo che, pur assomigliando a una medusa, è in realtà un sifonoforo, ovvero una colonia di individui interdipendenti. Caratterizzata da una sacca galleggiante ricca di gas e tentacoli che possono estendersi fino a 30 metri, questa creatura possiede cellule urticanti capaci di rilasciare un veleno molto potente. Questo fenomeno, sebbene non del tutto inedito, sta diventando più frequente, con avvistamenti sempre più numerosi lungo le coste europee e italiane, inclusi il Sud Italia e le isole maggiori, come lo Stretto di Messina e le coste catanesi, e in passato anche il Mar Ligure, evidenziando una preoccupante modifica della biodiversità marina.
Il contatto con i tentacoli della Carabella Portoghese può provocare reazioni immediate e intense, quali forte dolore, eritemi, vesciche e lesioni simili a ustioni. Sebbene nella maggior parte dei casi i sintomi tendano a regredire spontaneamente, è essenziale essere consapevoli delle possibili complicanze, che possono includere shock anafilattico, febbre alta e problemi cardiaci o respiratori. In presenza di sintomi gravi o persistenti, è cruciale consultare immediatamente un medico. Nel caso malaugurato di un contatto, la priorità è uscire immediatamente dall'acqua e, contrariamente a credenze popolari, evitare rimedi casalinghi come l'acqua dolce o l'ammoniaca, che potrebbero aggravare la situazione. La procedura raccomandata consiste nell'immersione della zona colpita in acqua calda a circa 45°C per circa venti minuti, per aiutare a disattivare la tossina. Successivamente, è indispensabile rivolgersi a personale sanitario e allertare le autorità competenti per la sicurezza della zona.
La crescente presenza della Carabella Portoghese nei nostri mari ci sollecita a riflettere sull'impatto del cambiamento climatico e sull'importanza di un approccio responsabile e informato alla natura. Comprendere e rispettare l'ambiente marino, prestando attenzione alle segnalazioni e adottando comportamenti prudenti, ci permette di coesistere con le nuove sfide poste dalla natura. La solidarietà e la condivisione delle informazioni sono fondamentali per la sicurezza di tutti e per la salvaguardia degli ecosistemi. Solo attraverso la conoscenza e la prevenzione possiamo affrontare questi fenomeni e continuare a godere delle meraviglie del mare, promuovendo al contempo un futuro più sostenibile e consapevole per il nostro pianeta.