Asti adotta misure drastiche per il controllo dei piccioni, scatenando il dibattito

La provincia di Asti ha introdotto nuove disposizioni per la gestione della popolazione dei piccioni, che includono la possibilità di abbattimento tramite arma da fuoco in determinate aree. Questa iniziativa, che richiede il possesso di un porto d'armi e la frequenza di un corso specifico, ha generato una forte reazione da parte delle associazioni per la tutela degli animali, le quali mettono in discussione la crudeltà del metodo e l'esistenza di alternative più umane ed efficaci.
La controversa ordinanza è stata emessa a seguito di un'indagine demografica che ha evidenziato una notevole concentrazione di piccioni, stimata in circa 14.000 esemplari per chilometro quadrato nel capoluogo. Secondo quanto riportato dal quotidiano locale 'La Nuova Provincia', l'amministrazione provinciale ha ritenuto opportuno intervenire per mitigare gli impatti urbani. Il consigliere delegato Davide Migliasso ha spiegato che, nei centri abitati, saranno installate gabbie per la cattura degli uccelli in punti strategici, mentre nelle zone esterne sarà permesso l'abbattimento. Quest'ultima pratica sarà consentita non solo alle guardie venatorie e agli agenti di vigilanza faunistica, ma anche ai privati cittadini muniti di porto d'armi e di un'apposita abilitazione per il controllo della fauna selvatica.
La decisione di Asti di ricorrere a misure così severe per il contenimento dei piccioni è motivata principalmente dai danni strutturali che gli escrementi dei volatili possono causare a edifici pubblici e privati, oltre ai rischi igienico-sanitari legati alla diffusione di parassiti e batteri. Il ritrovamento frequente di carcasse di piccioni in aree pubbliche ha ulteriormente rafforzato questa preoccupazione. Nonostante ciò, viene anche sottolineata l'importanza di non alimentare i piccioni, pratica che contribuisce alla loro proliferazione incontrollata.
Le proteste non si sono fatte attendere. L'associazione Sostenibilità Equità Solidarietà (SEquS) ha espresso una ferma opposizione all'ordinanza firmata dal Presidente della Provincia e Sindaco di Asti, Maurizio Rasero. SEquS contesta la scelta di metodi ritenuti \"cruenti\" e \"privi di basi scientifiche\", in contrasto con un approccio etico e ambientalmente responsabile alla gestione faunistica. L'associazione suggerisce che esistano soluzioni meno invasive e più sostenibili, come l'impiego di mangimi sterilizzanti, un metodo già adottato con successo in città come Bruxelles per controllare la popolazione di piccioni senza ricorrere a pratiche letali. La facilità e la rapidità dell'abbattimento sembrano aver prevalso su considerazioni etiche e alternative più rispettose della vita animale.
In sintesi, la provincia di Asti ha optato per un metodo di controllo della popolazione di piccioni che include la possibilità di abbattimento, giustificato da ragioni di igiene e danni strutturali, ma che solleva un acceso dibattito sulle implicazioni etiche e l'efficacia di tali misure rispetto a soluzioni alternative e meno cruente.