Avvio della Caccia il 1° Settembre: Le Proteste di ENPA e la Richiesta d'Intervento alla Meloni

L'inizio imminente della stagione venatoria anticipata in Italia, fissato per il primo giorno di settembre, è oggetto di aspre critiche da parte delle organizzazioni ambientaliste. Questo 'sanguinario rituale' è considerato un privilegio concesso dai governi regionali ai cacciatori, permettendo loro di abbattere diverse specie di uccelli, inclusi esemplari ancora in fase riproduttiva, ancor prima dell'apertura generale prevista per il 21 settembre. Tale pratica è in aperto contrasto con le procedure e le contestazioni avviate dall'Unione Europea nei confronti dell'Italia. Il dibattito è ulteriormente complicato dal DDL 1552, proposto dall'attuale maggioranza al Senato, che mira a deregolamentare ulteriormente l'attività venatoria, mettendo a rischio i principi fondamentali della legge 157 del 1992 sulla protezione della fauna. La situazione è resa ancora più critica dalla percepita inazione del Ministero dell'Ambiente, con le decisioni sulla biodiversità che sembrano essere delegate al Ministero dell'Agricoltura.
Dettagli Cruciali sull'Apertura della Caccia e le Implicazioni Future
Il primo giorno di settembre, in un’atmosfera di vibrante protesta, si aprirà la stagione di preapertura della caccia in Italia. Questo evento, atteso con trepidazione dai cacciatori, ma con profonda preoccupazione dalle associazioni ambientaliste, permetterà l'abbattimento di numerose specie di uccelli. L'Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) ha espresso una ferma condanna per questa anticipazione, definendola un 'sanguinario rituale' che si ripete annualmente. Le regioni italiane, agendo in modo autonomo, hanno concesso ai cacciatori la possibilità di praticare la caccia a specie quali la Tortora Selvatica, nonostante il suo grave declino numerico e le raccomandazioni di moratoria da parte dell'Unione Europea. Regioni come la Sicilia e il Friuli-Venezia Giulia sono state particolarmente criticate per aver ignorato tali direttive.
Il Colombaccio, altra specie bersaglio, sarà cacciabile sebbene molti esemplari si trovino ancora nella fase riproduttiva, un periodo protetto dalle direttive comunitarie 'Uccelli' e 'Habitat'. Inoltre, la caccia sarà rivolta anche a corvidi, quaglie e diverse specie di anatidi, tra cui l'alzavola, il Germano Reale e la Marzaiola, con modalità e tempi che variano significativamente da una regione all'altra, a partire dalle Marche. L'ENPA ritiene inaccettabile che la caccia sia autorizzata anche in regioni colpite da gravi calamità naturali, come alluvioni e incendi, e che hanno dichiarato lo stato di emergenza, quali l'Emilia-Romagna e la Sicilia. Questa situazione è ulteriormente aggravata dalla presenza di numerosi turisti in queste aree, creando potenziali pericoli e un'immagine negativa per il territorio.
La preoccupazione maggiore, tuttavia, si proietta verso l'anno successivo, poiché il DDL 1552, presentato dalla maggioranza governativa, minaccia di peggiorare ulteriormente il quadro normativo. Questo disegno di legge, motivato dalla presunta 'necessità' di 'gestire' la fauna, è in realtà un tentativo di smantellare le regole esistenti per la caccia ricreativa. Se il DDL 1552 dovesse essere approvato, le regioni potrebbero determinare specie e periodi di caccia senza basarsi su pareri scientifici, la caccia sarebbe permessa anche nelle foreste demaniali, e le regioni sarebbero costrette a ridurre le aree protette. Inoltre, i cacciatori potrebbero detenere un numero illimitato di richiami vivi, gli stranieri potrebbero cacciare senza alcuna formazione, e sarebbero autorizzate battute di caccia in terreni innevati. Si prevedono anche sanzioni per chi ostacola l'attività venatoria. Queste proposte, giustificate con la 'tradizione' della caccia, metterebbero la pratica al di sopra della protezione della fauna.
L'ENPA ha lanciato un appello diretto alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, affinché intervenga per far rispettare l'articolo 9 della Costituzione, che tutela la biodiversità anche per le generazioni future. Si auspica che la volontà degli italiani, notoriamente contrari all'attività venatoria, venga rispettata e che l'Italia si allinei alle direttive europee, evitando così una possibile condanna da parte della Corte Europea di Giustizia per violazione delle norme comunitarie, i cui costi ricadrebbero su tutti i cittadini.
Questa situazione ci spinge a riflettere profondamente sul delicato equilibrio tra le tradizioni umane e la salvaguardia della biodiversità. È imperativo che le decisioni legislative siano guidate non solo da interessi particolari, ma anche da un'etica di responsabilità verso il nostro patrimonio naturale. La tutela della fauna e il rispetto degli ecosistemi sono investimenti essenziali per il futuro del nostro pianeta e per il benessere delle generazioni a venire. La voce della scienza e il sentire comune dovrebbero prevalere sulle logiche economiche e ricreative a breve termine, per garantire un futuro sostenibile e armonioso per tutti gli esseri viventi.