Primark, il gigante del fast fashion, ha recentemente introdotto nei suoi punti vendita un manichino innovativo, denominato \"Sophie\", raffigurante una persona seduta su una sedia a rotelle. Questa iniziativa \u00e8 stata sviluppata in collaborazione con Sophie Morgan, conduttrice televisiva e attivista per i diritti delle persone con disabilit\u00e0. Dopo un'iniziale diffusione in 22 negozi in nove nazioni, compreso lo store di via Torino a Milano, \"Sophie\" sar\u00e0 integrato nell'allestimento delle vetrine, in particolare per la linea Adaptive, una collezione di abbigliamento pensata per le persone con disabilit\u00e0.
La decisione di Primark di adottare il manichino \"Sophie\" si inserisce in un pi\u00f9 ampio progetto del marchio, volto a rendere i suoi negozi pi\u00f9 accessibili e a promuovere la diversit\u00e0, rendendo la moda disponibile a un pubblico pi\u00f9 vasto. Il team di visual merchandising di Primark ha dedicato oltre un anno alla realizzazione del manichino, collaborando strettamente con Sophie Morgan per assicurare una rappresentazione fedele e autentica di una persona su sedia a rotelle, curando ogni dettaglio, inclusa la postura e la sedia a rotelle su misura.
Nonostante l'apprezzabile iniziativa di inclusione, \u00e8 fondamentale analizzare il contesto in cui si inserisce. Primark \u00e8 infatti un attore principale nel settore del fast fashion, un modello di business caratterizzato da produzione intensiva, costi contenuti e un impatto ambientale e sociale significativo. Questo include lo sfruttamento della manodopera, l'enorme produzione di rifiuti tessili e il consumo eccessivo di risorse naturali. Pertanto, l'introduzione di \"Sophie\", pur essendo un passo positivo dal punto di vista simbolico, potrebbe essere percepita come un'operazione di \"greenwashing\" o \"diversity-washing\". Si tratta di una strategia che mira a migliorare l'immagine del brand, distogliendo l'attenzione dalle sue pratiche meno sostenibili. La promozione dell'inclusione, se non accompagnata da un impegno concreto per affrontare le contraddizioni ambientali e sociali, rischia di apparire come un pretesto per non modificare il modello economico di fondo del fast fashion.
Il panorama dell'estetica ungueale è sull'orlo di una trasformazione epocale. Una nuova direttiva dell'Unione Europea, contenuta nel Regolamento (UE) 2024/197, rivoluzionerà il settore, eliminando ingredienti precedentemente ammessi ma ora riconosciuti come pericolosi. Questa iniziativa, che entrerà in vigore il 1° settembre 2025, riflette un impegno crescente verso la tutela della salute pubblica e la promozione di standard di sicurezza più elevati nell'industria cosmetica.
Le normative attuali rappresentano un'evoluzione significativa nella regolamentazione dei prodotti chimici, basandosi su ricerche scientifiche avanzate che hanno identificato rischi per la riproduzione associati a specifici composti. L'obiettivo è prevenire potenziali effetti nocivi a lungo termine sui consumatori e sugli operatori del settore, assicurando che i prodotti per la cura delle unghie siano non solo efficaci, ma anche intrinsecamente sicuri per tutti coloro che li utilizzano o li applicano professionalmente.
Le autorità europee hanno identificato due composti chimici specifici che, a partire dal 1° settembre 2025, saranno banditi dalle formulazioni di smalti e gel per unghie. Questa decisione è il risultato di un aggiornamento del Regolamento CLP (CE 1272/2008), riguardante la classificazione, l'etichettatura e l'imballaggio di sostanze considerate pericolose. Le sostanze in questione, ampiamente utilizzate nell'industria, sono state riclassificate come tossiche per la riproduzione, categoria 1B, il che ne impone la rimozione dal mercato per la protezione della salute pubblica. La normativa impone che tutti i prodotti che contengono queste sostanze vengano ritirati, sia dai punti vendita che dai saloni professionali.
Il divieto si estende a due composti: il Trimethylbenzoyl Diphenylphosphine Oxide, un fotoiniziatore cruciale per l'attivazione dei gel unghie sotto la luce UV, e il Dimethyltolylamine (N,N-dimetil-4-metilanilina), un condizionante che migliora l'adesione di primer e smalti alla superficie dell'unghia. Entrambe le sostanze sono state ora classificate come Cancerogene, Mutagene o Tossiche per la Riproduzione (CMR), specificamente nella categoria Repr. 1B. Questa categorizzazione indica che le sostanze possono avere effetti dannosi sulla fertilità umana o sullo sviluppo embrionale/fetale. Di conseguenza, dal primo settembre 2025, sarà vietata sia l'immissione sul mercato di prodotti contenenti questi ingredienti, sia il loro utilizzo professionale. Questo significa che tutti gli operatori del settore, inclusi parrucchieri, estetisti e onicotecnici, dovranno cessare immediatamente l'uso di qualsiasi prodotto non conforme, indipendentemente dalla data di acquisto. Tale misura mira a garantire che la salute dei lavoratori e dei clienti non sia compromessa da questi composti, promuovendo un ambiente di lavoro e un'esperienza di bellezza più sicuri per tutti.
La nuova legislazione europea avrà un impatto significativo sull'industria della bellezza, specialmente per i professionisti del settore unghie. È fondamentale che i saloni di bellezza e gli estetisti si adeguino tempestivamente a queste direttive per evitare sanzioni e garantire la sicurezza dei loro clienti. La scadenza del 1° settembre 2025 è perentoria, e l'inadempienza, anche per prodotti acquistati prima di tale data, non sarà tollerata. Ciò sottolinea l'importanza di una verifica accurata delle etichette e della composizione di tutti i prodotti in magazzino e in uso, per assicurare la piena conformità con le nuove normative.
I professionisti del settore dovranno intraprendere un'attenta revisione del loro inventario e delle pratiche operative. Questo include la verifica di ogni prodotto per unghie, dagli smalti semipermanenti ai gel per la ricostruzione, per assicurarsi che non contengano le sostanze ora proibite. Qualsiasi informazione fuorviante da parte di fornitori o distributori, che suggerisca la possibilità di continuare a utilizzare le scorte esistenti, deve essere ignorata, in quanto non conforme al Regolamento UE. Questo divieto si inserisce in una strategia più ampia dell'Unione Europea per rafforzare le norme sui cosmetici e sui prodotti chimici, con un'attenzione particolare alla protezione della salute sia degli operatori che dei consumatori. L'evoluzione della classificazione delle sostanze pericolose è un processo continuo, basato sulle ultime evidenze scientifiche riguardo agli effetti a lungo termine degli ingredienti. Pertanto, l'adozione di queste nuove regole non è solo un obbligo legale, ma rappresenta anche un passo cruciale verso un futuro più sicuro e sostenibile per l'industria cosmetica, incentivando l'innovazione e lo sviluppo di prodotti sempre più rispettosi della salute umana.
Nella Striscia di Gaza, oltre agli orrori della violenza e delle perdite umane già ampiamente documentate, si sta manifestando una forma di oppressione meno conosciuta ma altrettanto devastante: il 'reprocidio'. Questo termine, coniato da Loretta Ross, descrive una strategia intenzionale mirata a compromettere la capacità riproduttiva di una popolazione, spesso utilizzata da potenze coloniali contro le comunità soggette. A Gaza, questa tattica si traduce in un sistematico attacco alla salute riproduttiva dei palestinesi, con l'obiettivo di minare il loro futuro demografico. Tale approccio non è nuovo nella storia, trovando precedenti in contesti di pulizia etnica e controllo territoriale. La situazione attuale evidenzia come il controllo della riproduzione venga impiegato come strumento di annientamento, con implicazioni profonde e durature per la sopravvivenza e l'identità del popolo palestinese.
Le azioni in corso a Gaza rappresentano una continuazione di politiche israeliane volte a controllare la demografia palestinese. La professoressa Nadera Shalhoub-Kevorkian ha evidenziato come le restrizioni imposte da Israele, quali coprifuochi e posti di blocco, abbiano un impatto diretto e devastante sulla salute riproduttiva delle donne palestinesi, specialmente a Gerusalemme Est e in Cisgiordania. Fin dalla creazione dello stato di Israele, nel periodo tra il 1947 e il 1949, si sono verificati sfollamenti forzati e massacri di massa che hanno ridotto significativamente la popolazione palestinese e la sua capacità di crescita. L'intento di mantenere la supremazia demografica ebraica è alla base di molteplici misure di controllo sulla riproduzione palestinese, con effetti che si manifestano ancora oggi.
Dall'ottobre del 2023, le ostilità a Gaza hanno causato la morte di decine di migliaia di palestinesi, inclusi numerosi bambini, e migliaia di altri sono dati per dispersi. La Save the Children ha riportato la scomparsa di oltre 21.000 minori, il cui destino rimane incerto. Questi numeri, probabilmente sottostimati, suggeriscono una strategia che va oltre il semplice conflitto armato, mirando a prevenire la nascita e la sopravvivenza delle future generazioni palestinesi. Mohammed Saqr del Nasser Medical Complex di Khan Younis ha rivelato che le équipe mediche, nonostante la scarsità di risorse, si concentrano sul salvataggio di donne e bambini per 'preservare la discendenza palestinese', sottolineando l'emergenza riproduttiva in atto. La distruzione di intere famiglie e la riduzione drastica del numero di sopravvissuti evidenziano la portata di questa campagna.
Un aspetto particolarmente inquietante del 'reprocidio' è l'attacco mirato alle strutture sanitarie, inclusi gli ospedali e le cliniche per la fertilità. Nel dicembre 2023, la clinica Al Basma IVF di Gaza è stata colpita, causando la distruzione di migliaia di embrioni e campioni vitali. Questo atto ha eliminato, come ha affermato il dottor Bahaeldeen Ghalayini, '5.000 vite in un guscio', un gesto che simbolicamente e concretamente impedisce la possibilità di future nascite. Le condizioni di vita estreme, inclusa la scarsità di acqua potabile e prodotti igienici, aumentano ulteriormente i rischi per la salute delle donne incinte e delle neomamme. Secondo l'ONU e l'OMS, decine di migliaia di donne a Gaza erano in stato di gravidanza all'inizio del conflitto, con un'alta percentuale che affronta complicazioni gravi e un aumento esponenziale degli aborti spontanei. Molte sono costrette a partorire in condizioni disumane, senza anestesia o cure post-partum adeguate, compromettendo gravemente la loro salute riproduttiva a lungo termine.
La deliberata privazione di risorse essenziali e la distruzione delle infrastrutture civili aggravano ulteriormente il 'reprocidio'. La carenza di acqua pulita, prodotti sanitari e strutture igieniche espone donne e ragazze a infezioni e malattie, compromettendo la loro salute riproduttiva e la loro dignità. La necessità di utilizzare metodi di fortuna per l'igiene mestruale, come pezzi di stoffa, sottolinea l'estrema vulnerabilità di queste popolazioni. Gli attacchi alle infrastrutture sanitarie, inclusi i reparti di maternità e i pronto soccorso, limitano l'accesso alle cure di base, rendendo quasi impossibile garantire un parto sicuro e la salute delle madri e dei neonati. Questa strategia, definita da Stephen Graham come un modo per 'spegnere le città', mira a rendere Gaza inabitabile e a distruggere la sua società dall'interno, attraverso la negazione del diritto alla riproduzione e alla vita.
La situazione in atto a Gaza non è semplicemente un conflitto militare, ma una deliberata strategia di annientamento del futuro di un popolo attraverso la soppressione della sua capacità di riproduzione, un fenomeno che va ben oltre la violenza fisica, mirando a distruggere le radici stesse dell'esistenza di una comunità.