Ambiente

Tragedia in montagna: cacciatore muore dopo una caduta fatale

Un drammatico incidente di caccia ha scosso il Trentino, dove un uomo è stato ritrovato senza vita dopo essere precipitato per diverse centinaia di metri in un impervio canale roccioso. L'allarme, lanciato da due compagni di caccia, ha innescato una complessa operazione di soccorso che ha visto l'impiego dell'elisoccorso e delle squadre del Soccorso Alpino, ma purtroppo ogni tentativo di salvataggio si è rivelato vano.

La vicenda ha avuto inizio poco dopo le 11 del mattino, quando due cacciatori hanno contattato il Numero Unico per le Emergenze 112, segnalando la scomparsa del loro compagno. Si presume che l'uomo sia scivolato a causa del terreno reso viscido dalle recenti piogge, cadendo per un lungo tratto lungo un ripido canale. La Centrale Unica di Emergenza ha immediatamente mobilitato l'elicottero di soccorso, mentre gli operatori delle Stazioni di Trento Monte Bondone e Molveno del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino si sono preparati per l'intervento.

Dopo circa un'ora di intense ricerche, la squadra di soccorso è riuscita a individuare il cacciatore. Giunti sul luogo dell'incidente, il medico a bordo dell'elisoccorso ha purtroppo potuto solo confermare il decesso dell'uomo. Le difficili condizioni del terreno e la notevole altezza della caduta non gli hanno lasciato scampo.

Ottenuto il nulla osta dalle autorità competenti per la rimozione della salma, le operazioni di recupero sono state avviate con grande professionalità. Il corpo dell'uomo è stato ricomposto e, con l'assistenza dei due soccorritori della Stazione di Molveno, che erano stati prelevati dall'elicottero e trasportati in quota, è stato imbarcato sul velivolo. La salma è stata poi elitrasportata al campo sportivo di Terlago, dove ad attenderla c'erano i Carabinieri di Vallelaghi e i Vigili del Fuoco Volontari per le procedure di rito.

Questo tragico evento sottolinea ancora una volta i pericoli intrinseci delle attività venatorie in montagna, specialmente in condizioni meteorologiche avverse che possono rendere i sentieri e i terreni estremamente insidiosi. La prontezza e la professionalità dei soccorritori, sebbene non abbiano potuto cambiare l'esito finale, hanno garantito un recupero dignitoso e tempestivo della vittima.

Rhizanthella Gardneri: L'Orchidea Sotterranea a Rischio Estinzione

La Rhizanthella gardneri, una delle piante più rare del mondo, si trova in una situazione critica, classificata come “criticamente minacciata”. Questa condizione è dovuta principalmente alla drastica riduzione del suo habitat naturale e all'aggravarsi delle pressioni causate dai cambiamenti climatici. Negli ultimi anni, in natura, sono stati registrati solo tre esemplari di questa specie. Kingsley Dixon, docente di botanica all'“Università dell’Australia Occidentale” ed ex direttore del Kings Park and Botanic Garden, ha osservato la sua transizione da specie enigmatica a specie a rischio. Oggi, il suo principale obiettivo è impedire la scomparsa definitiva di questa orchidea sotterranea.

La singolarità della Rhizanthella gardneri risiede nella sua natura unica: è l'unica pianta al mondo a completare l'intero ciclo vitale nel sottosuolo, dalla germinazione alla fioritura, fino alla produzione di semi. Si ipotizza che l'impollinazione avvenga tramite termiti. La sua esistenza è intrinsecamente legata a una complessa e delicata alleanza: vive in simbiosi con un fungo bianco filamentoso, il quale, a sua volta, si connette alle radici di una pianta autoctona australiana, la Melaleuca uncinata. Questo “ponte biologico” consente il trasferimento dei nutrienti dall'arbusto all'orchidea. Questo tipo di rapporto, noto come micorrizico, è comune nel regno vegetale, ma per le orchidee è essenziale. Jacopo Calevo, ecologo vegetale e orchidologo, ha studiato l'impatto dei cambiamenti climatici sulle orchidee, spiegando che per la germinazione, i semi microscopici delle orchidee, privi di riserve nutritive, necessitano dell'associazione con un fungo del terreno che trasferisce loro i nutrienti essenziali. Nel caso della Rhizanthella, questa dipendenza è ancora più intricata, poiché la presenza della Melaleuca è altrettanto indispensabile; la mancanza di uno dei due partner significherebbe la fine dell'orchidea.

Il riscaldamento globale e l'aumento degli incendi rappresentano una minaccia significativa per la Rhizanthella gardneri. Calevo ha condotto uno studio internazionale per valutare l'impatto dell'aumento delle temperature sulle orchidee dell'Australia Occidentale. Sebbene molte specie abbiano mostrato una certa capacità di adattamento, gli incendi, sempre più frequenti e intensi, rimangono un fattore devastante. Uno studio del 2025 ha rivelato che due terzi delle 17 specie di orchidee esaminate hanno reagito negativamente al fuoco. I risultati preliminari di un'analisi di Calevo del 2022 su un'area che ospitava la Rhizanthella, colpita da un incendio, hanno mostrato una completa alterazione della comunità fungina e la distruzione dei cespugli di Melaleuca un anno dopo l'evento. Tuttavia, due anni dopo, i funghi e i cespugli stavano ricrescendo, suggerendo una possibile ripresa dell'orchidea. Il pericolo maggiore si presenta quando gli incendi si susseguono troppo rapidamente, impedendo il ristabilimento degli ecosistemi. Anche gli incendi controllati, se eseguiti in periodi sfavorevoli, possono causare danni. Per contrastare questa minaccia, Dixon sta lavorando su due fronti: la protezione dell'habitat naturale e il tentativo di ricostruire l'ecosistema dell'orchidea in laboratorio. Al Chelsea Flower Show di Londra, nel maggio 2025, ha partecipato a un'esposizione per sensibilizzare il pubblico sulla situazione critica della Rhizanthella. Contemporaneamente, si impegna a coltivare l'orchidea sotterranea in cattività, replicando un successo degli anni '90, quando riuscì a far crescere esemplari con i loro funghi e arbusti di Melaleuca in vaso, una collezione purtroppo perduta a causa di un errore nella gestione dell'irrigazione.

La storia della Rhizanthella gardneri ci invita a riflettere sull'interconnessione profonda degli ecosistemi e sulla fragilità della vita sul nostro pianeta. La conservazione di specie così uniche non è solo una questione scientifica, ma un imperativo etico che ci spinge a una maggiore responsabilità verso la natura. Ogni sforzo per proteggere la biodiversità e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici contribuisce a preservare l'equilibrio del mondo naturale e a garantire un futuro più sostenibile per tutti gli esseri viventi.

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Extinction Rebellion e Fridays For Future bloccano il Salone dell'Auto di Torino: annullata la sfilata delle Super Car e critiche alle istituzioni

Attivisti di Extinction Rebellion e Fridays For Future, supportati da altre realtà ecologiste torinesi, hanno inscenato una vibrante protesta al Salone dell'Auto di Torino. L'azione, guidata dallo slogan \"Dai SUV ai carri armati: blocchiamo tutto\", ha interrotto l'evento per l'intero pomeriggio. La manifestazione ha avuto come conseguenza l'annullamento della prevista sfilata delle Super Car, che avrebbe dovuto attraversare piazza Castello per giungere al Duomo, a causa del timore di ulteriori contestazioni. I partecipanti hanno esposto striscioni e cartelli che denunciavano l'inquinamento, la disuguaglianza sociale e la presunta complicità di alcune aziende espositrici con le operazioni militari israeliane. La giornata di protesta si è conclusa con l'intervento delle forze dell'ordine, che hanno fermato un corteo diretto all'aeroporto di Caselle, utilizzando lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti.

Extinction Rebellion Contesta il Salone dell'Auto: L'Impatto Ambientale e le Connessioni con il Conflitto Israelo-Palestinese a Torino

Le attiviste del movimento ecologista Extinction Rebellion hanno dichiarato che questo è il quarto anno consecutivo in cui le strade e le piazze storiche di Torino vengono utilizzate per esporre e far sfilare veicoli altamente inquinanti e costosi. Inoltre, è stato evidenziato che l'edizione attuale del Salone ospita aziende accusate di trarre profitto dalle operazioni militari israeliane nei territori palestinesi. Una delle portavoci ha definito la situazione uno \"sfregio\" per Torino, una delle città più inquinate d'Italia, dove i lavoratori del settore automobilistico affrontano licenziamenti e cassa integrazione. Ha inoltre sottolineato l'immoralità di un tale evento di fronte alla drammatica situazione a Gaza. La protesta rientra in una più ampia ondata di azioni, con lo slogan \"blocchiamo tutto\", che nelle scorse settimane ha visto blocchi di autostrade, stazioni, porti ed eventi in numerose città italiane. L'obiettivo è chiedere lo stop alla fornitura di armi italiane a Israele e la protezione della Global Sumud Flotilla, impegnata in una missione umanitaria. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, firmato dalla relatrice speciale per i territori palestinesi, Francesca Albanese, alcune aziende presenti al Salone, come Allianz e Hyundai, avrebbero tratto profitto dalle operazioni militari israeliane. Hyundai Heavy Industries, la divisione del gruppo che produce macchinari pesanti, avrebbe fornito escavatori utilizzati per la demolizione di edifici a Gaza e nei territori occupati, mentre Allianz avrebbe investito in aziende della difesa coinvolte nel conflitto. La protesta si estende anche al modello stesso rappresentato dal Salone dell'Auto. Molti dei veicoli esposti sono modelli di lusso, prodotti di altissimo livello e con costi elevatissimi, accessibili solo a una minima parte della popolazione. Le attiviste hanno criticato la surrealità di un tale evento a Torino, una città afflitta da inquinamento, disuguaglianze, licenziamenti e cassa integrazione, denunciando il supporto istituzionale a un'iniziativa così controversa. Torino è, infatti, una delle città più inquinate d'Europa, con una grossa percentuale di inquinamento attribuibile al traffico veicolare. Contemporaneamente, il trasporto pubblico locale è prossimo al collasso, con una carenza di 23 milioni di euro per coprire le esigenze del settore, costringendo i cittadini a utilizzare l'auto. Il settore automobilistico nazionale, di cui Torino è storicamente un centro nevralgico, è in declino da diversi anni, con il rinnovo della cassa integrazione per 2.300 dipendenti Stellantis e il licenziamento di altri 600 solo a settembre. La protesta ha quindi voluto sottolineare la necessità che il Governo cambi rotta, cessando l'invio di armi a Israele e investendo in una reale transizione ecologica, equa, giusta e radicale.

Questo evento evidenzia la crescente interconnessione tra le tematiche ambientali, sociali e geopolitiche. La scelta di protestare al Salone dell'Auto non è stata casuale, mirando a colpire un simbolo di lusso e un'industria spesso accusata di contribuire all'inquinamento e alle disuguaglianze. L'azione di Extinction Rebellion e Fridays For Future solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità sociale delle aziende e delle istituzioni, specialmente in un contesto di crisi climatica e conflitti internazionali. L'appello a una transizione ecologica \"equa, giusta e radicale\" risuona come un monito per la politica, invitandola a riconsiderare le proprie priorità e a intraprendere azioni concrete per un futuro più sostenibile e inclusivo.

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